Finito ko dopo le municipali francesi, l’esile presidente Macron adesso si aggrappa alla massiccia cancelliera Merkel per rimettersi in piedi e scrollarsi di dosso l’immagine del leader sconfitto. La foto opportunity dell’incontro di Berlino, all’immediata vigilia del semestre di presidenza tedesca dell’Ue, va letta come il tentativo dell’inquilino dell’Eliseo di salire sul podio della coppa europea accanto alla probabile vincitrice, frau Angela, appunto.
Il volo di Macron a Berlino, per farsi immortalare insieme alla protagonista, prima del fischio d’inizio della partita europea della Cancelliera, serve comunque a dare un’idea dell’enorme posta in gioco. Perché dal risultato finale non dipenderà solo il destino dell’inquilino dell’Eliseo, ma quello della stragrande maggioranza degli attuali leader europei, e soprattutto il futuro dell’Ue e dei suoi cittadini.
A questo punto, dipende quasi tutto dalla Merkel, arrivata all’ultima grande partita della sua lunga vita politica. La più difficile di tutte. In ballo ci sono il Recovery Fund, la Brexit e la Cina. Con la crisi globale e la “pandemia economica” che stanno offrendo alla Cancelliera l’occasione (inattesa) di chiudere in bellezza. Di uscire dalla politica per entrare nella storia come la donna che ha salvato l’Europa.
Alle prese con la partita della vita, frau Angela, cambierà sistema di gioco. Lei che ha governato la Germania per 15 anni mediando e giocando in difesa, con la tattica a volte irritante della “egemonia riluttante”, adesso disputerà un incontro tutto all’attacco.
Lo aveva fatto già capire rompendo il tabù (soprattutto tedesco) dei prestiti garantiti dal bilancio comune dell’Ue, con la sua proposta di un Recovery Fund fatto di Eurobond e di una montagna di miliardi a fondo perduto. Una rivoluzione che ha fatto rizzare i capelli ai paesi “frugali” del Nord Europa con i quali è in corso una dura trattativa in vista del vertice di metà luglio.
Dove la Cancelliera sarà in campo e dove tutto lascia credere che, forzando la sua natura e le sue caratteristiche tecniche, questa volta picchierà duro senza badare ai falli.
Ne sa qualcosa il nostro premier Conte, che ha appena sperimentato il gioco duro della leader tedesca, subendo un pesante intervento a gamba tesa. Lunedì 27 giugno, intervistata dalla Stampa di Torino, la Merkel non ha eluso una domanda sulle difficoltà del nostro governo ad accettare i 37 miliardi senza condizioni messi a disposizione dal Mes per la Sanità. E non si è nemmeno preoccupata dei problemi del povero Conte alle prese con il niet di Cinquestelle. La risposta è stata un’autentica cannonata: «Non abbiamo creato il Mes perché non venga usato….».