In politica le cose possono cambiare velocemente, molto velocemente. Forse la svolta è stata aiutata dall’incarico alla Farnesina. Luigi Di Maio lo scorso 24 giugno ha incontrato Mario Draghi lontano dai riflettori. Il ministro grillino degli Esteri, una volta trapelata la notizia divulgata dall’agenzia AdnKronos, ha difeso il colloquio. Fonti della Farnesina hanno parlato di «consueti incontri istituzionali» anche se Draghi da quasi un anno non è più il presidente della Banca centrale europea (Bce).
Comunque gli uomini di Di Maio alla Farnesina mostrano soddisfazione: «È stato un incontro positivo e proficuo». Latte e miele verso Draghi. Fino a non molto tempo fa era considerato quasi l’”uomo nero”, il ministro degli Esteri lo bocciava come il difensore delle élite e delle tecnocrazie europee contro il M5S.
L’ultimo clamoroso scontro risale all’ottobre del 2018. L’allora presidente della Bce indicò tra i nodi dell’instabilità la Brexit e l’Italia. Di Maio, allora vice presidente del Consiglio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e capo politico cinquestelle, tuonò: l’italiano Draghi si mette «in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente». Eppure Draghi si faceva in quattro per difendere l’euro e i paesi più deboli di Eurolandia (come l’Italia) tenendo quasi a zero i tassi d’interesse e comprando i titoli del debito pubblico. Una politica che lo mise in rotta di collisione con la politica di austerità finanziaria della Germania di Angela Merkel.
Certo due anni fa la situazione era diversa. Di Maio era all’apice del suo potere ed era al governo nel Conte uno in tandem con Matteo Salvini: aveva dato vita al primo esecutivo populista in un grande paese europeo. Oggi è ridimensionato sul piano politico, è alleato con il Pd di Zingaretti nel Conte due e deve fare i conti con le conseguenze del Coronavirus: la più grave crisi sanitaria, sociale ed economica dell’Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Non solo. La grave situazione sociale ed economica potrebbe precipitare in autunno se dovessero venire meno gli aiuti dell’Unione europea. Draghi non è più presidente della Bce ma la sua politica finanziaria di sostegno ai paesi più deboli dell’Europa del sud è stata sposata sia da Christine Lagarde, alla guida della Banca centrale, e finanche da Angela Merkel. La cancelliera tedesca, dopo le prime incertezze, si è convertita alla politica di solidarietà verso i paesi mediterranei.
Draghi, se la situazione dell’Italia dovesse aggravarsi in autunno, da molti è visto come un’ancora di salvezza. In molti lo indicano come un possibile candidato a Palazzo Chigi dopo Giuseppe Conte. Raccoglie consensi nel centro-sinistra e nel centro-destra, persino nella Lega. Di Maio adesso lo apprezza. Certo nei cinquestelle l’anima antagonista di Alessandro Di Battista continua a considerare impronunciabile il suo nome.