Il calcio post Covid?
Occhio agli stadi spenti

Temperature impossibili vicine ai 40 gradi. Orari improbabili per le dirette televisive. Stadi vuoti. Manca solo il deserto a fare da suggestiva cornice per pensare che il campionato di Serie A, appena ricominciato, sia un’anticipazione più che fedele dei prossimi Mondiali che si svolgeranno, nel 2022, in Qatar: ultimo spregiudicato quanto lucroso coupe de theatre dello svizzero Sepp Blatter alla guida del F.I.F.A. che, nello specifico, oltre all’inimicizia di Stati Uniti ed Inghilterra, gli riservò le attenzioni non proprio amichevoli dell’F.B.I. e di conseguenza le sue dimissioni dopo 20 anni di potere, pressoché, assoluto.

Campionato, Il plastico delle strutture da costruire in Qatar per il 2022

Il plastico delle strutture da costruire in Qatar per il 2022

È indubbio che i Mondiali di calcio, dal 1930 ad oggi, nel bene e, troppo spesso anche nel male, abbiano sempre condizionato e tracciato, con estrema cura e precisione, le linee guida di uno sport diventato, nel corso di quasi 150 anni di storia, spettacolo di massa prima e business sfrenato poi: dai primi sponsor sulle magliette comparsi per omaggiare, nel 1974, la tedesca Adidas, alla miliardaria vendita dei diritti televisivi di Spagna ‘82, fino all’ingresso massiccio delle grandi multinazionali americane (Coca Cola in primis) che su invito di Henry Kissinger finanziarono, a peso d’oro, la prima volta la World Cup negli Stati Uniti.

Da allora, sempre più rapidamente, il mondo del calcio per resistere alle feroci leggi della globalizzazione e sopravvivere ai tempi ha dovuto seguire ciecamente e fedelmente la scivolosa via maestra imposta dal dio denaro, perché come disse l’ex numero 1 della Fia, Bernie Ecclestone: chi paga sceglie lo spettacolo.

Campionato, Uno stadio per Qatar 2022

Uno stadio per Qatar 2022

Si, per carità, tutto giusto ma cosa succede quando lo spettacolo non piace più, o quantomeno piace di meno, gli spettatori paganti scarseggiano, ed i bilanci delle società sono, perennemente, in rosso? 

Questo è proprio quello che sta succedendo al nostro campionato che ha appena riaperto i battenti dopo l’emergenza coronavirus. La ripresa, seppur criticata, è stata fortemente voluta dal presidente federale Gabriele Gravina perché vitale, quanto necessaria, ad evitare il fallimento di un sistema che rappresenta la quarta impresa del Paese Italia con oltre 4 miliardi di fatturato annuo, 250.000 occupati e un totale di 9.000.000.000 di euro che entrano nelle casse dell’Erario. Senza le ultime rate di Sky e Dazn sarebbe saltato tutto in aria. 

Tutti in campo e tutto risolto, quindi? Tutti davanti alla tv per goderci la tanto agognata fine della stagione? Proprio per niente. La realtà sbatte sul tavolo e sotto gli occhi di tutti dati gravi e allarmanti. Numeri che parlano chiaro e che impietosamente ci raccontano di oltre due milioni e mezzo di tifosi (o semplici appassionati) che dall’ultima partita pre Covid-19 dello scorso febbraio hanno perso interesse per la Serie A. Siamo sicuri che il crollo da 6.500.000 a 4.000.000 di utenti sia dovuto soltanto ad un calo di interesse o alla contrarietà della maggior parte di far riprendere il campionato dopo la terribile epidemia? 

Campionato, Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic

Come mai la semplicissima e banale equazione meno tifosi allo stadio e più spettatori davanti alle televisioni non sta funzionando? Regole sempre più incomprensibili, rose infinite con calciatori sconosciuti dai cognomi improbabili (ed impronunciabili) e un contatto con i propri beniamini sempre più difficile stanno allontanando il mondo dorato del calcio dalla gente. E dagli stadi. 

Al momento per ovvi motivi di sicurezza e di distanziamento fisico nessuna delle massime istituzioni calcistiche ha comunicato quale sarà una data possibile per poter rientrare sugli spaltiDopo ciò che è successo nella partita di Champions League tra Atalanta e Valencia, del febbraio scorso, e che provocò migliaia di contagi a Bergamo ed in Spagna, non si può più sbagliare, questa volta sarebbe imperdonabile. La soluzione temporanea più richiesta, dalla stessa Figc, sarebbe quella di riaprire con una capienza ridotta, al 10-20 % tanto per intenderci. Lo scorso anno la media stagionale del campionato è scesa a 27.000 spettatori a partita con stadi pieni al 55% della capienza.

Una partita senza pubblico in Danimarca

È vero, ormai nel bilancio di una società la voce “abbonamenti e biglietteria” è quasi insignificante, ma vedere le partite nel silenzio generale con pirotecnici quanto ridicoli giochi di bandierine colorate per coprire gli spalti vuoti, come capita in questi giorni, è un insulto all’intelligenza. E alla nostra passione…

Il prossimo anno ci saranno le elezioni che ridisegneranno il governo del nostro calcio, e poi si svolgeranno, a distanza di pochi mesi, i Campionati Europei 2021, la Confederations Cup e i già citati Mondiali 2022 che saranno i più ricchi di sempre. Il mare di petrodollari che inonderanno le federazioni partecipanti garantiranno più interesse, più spettacolo o saranno soltanto un efficace anestetico per la noia? Attenzione. Altrimenti dopo i cinema ed i teatri anche gli stadi diventeranno delle grandi e spente cattedrali…nel deserto appunto.