Un regalo. Mandare Salvini a processo, come ha fatto il Senato votando sì alla richiesta di autorizzazione a procedere per il caso Open Arms, è un errore politico. Che rischia di trasformarsi in un autentico boomerang per l’attuale maggioranza di governo alla vigilia delle elezioni di settembre.
A parte il fatto che scegliere la scorciatoia giudiziaria per regolare i conti politici è sempre sbagliato, in questo caso si tratta di un autentico regalo per il leader leghista. L’autorizzazione di Palazzo Madama è arrivata proprio mentre la popolarità di Salvini sembrava in calo costante. Con i sondaggi a segnalare la perdita di una decina di punti rispetto a un anno fa, quando da ministro dell’Interno che guadagnava consensi su consensi tentò la spallata che mandò in frantumi la maggioranza giallo-verde.
Dalla sceneggiata del Papeete ad oggi per il numero uno legista è stato un lento declino, in Italia e in Europa, dopo è stato isolato perfino da Orban e dai leader sovranisti. L’arrivo del Covid ha fatto il resto, con la crescita della popolarità di Conte, nella sua nuova veste di premier del governo giallo-rosso, e le difficoltà della Lega di trovare uno spazio politico anche nel centrodestra, dove si è trovato a dover fare i conti con la posizione mediana assunta dal “responsabile” Berlusconi e con l’ascesa di Giorgia Meloni.
Ma adesso il vento stava cambiando. Ci sono le difficoltà del governo nella gestione della Fase Due e c’è la ripresa degli sbarchi degli immigrati sulle nostre coste proprio in un momento in cui il Coronavirus torna a far paura anche in Europa.
Quindi, politicamente non poteva esserci momento peggiore per mandare a processo l’ex ministro dell’Interno che vietava gli sbarchi bloccando le navi delle Ong e tra queste la spagnola Open Arms. Perché adesso Salvini potrà riprendere alla grande la sua propaganda anti-immigrati. Ha già incominciato: «Non chiedevo una medaglia, ma ora rischio fino a 11 anni di carcere e mi sembra una follia. Bloccare una nave spagnola che pretendeva di arrivare in Italia e passare per sequestratore no, ci sono tanti giudici liberi non sono tutti come Palamara. Mi girano le palle ma sono tranquillo: non ho mai ucciso o sequestrato nessuno, ho fatto quello che avevo promesso di fare agli italiani».
A detta del leader della Lega, la decisione di non far sbarcare i migranti a bordo della Ong “fu collegiale”, di Giuseppe Conte e grillini compresi. La prova? Viene rilanciata su Twitter con un filmato dell’epoca che ritrae l’ex ministro Cinquestelle Danilo Toninelli mentre dichiara: «I porti chiusi? Fino ad oggi non Salvini, ma Salvini, il presidente del Consiglio Conte e il sottoscritto decidiamo insieme».
Ma non è finita. Visto che in Lombardia è scoppiato il caso camici e le indagini della magistratura fanno tremare il governatore leghista Fontana, adesso Salvini ha l’occasione per mettere insieme il caso Open Arms e quello dei camici per gli ospedali lombardi denunciando un attacco della magistratura a tutta la Lega. Infatti: «La vicenda di Fontana è ridicola come la mia, è l’unica inchiesta su una donazione di camici. È surreale… è solo un ennesimo attacco alla Lombardia, a Fontana e alla Lega».