Tamponi, tamponi, tamponi. Il Coronavirus sembrava sconfitto. A luglio i nuovi contagiati erano crollati a 100-200 al giorno, si parlava di un virus indebolito. A fine agosto invece è tornata la paura: 1.300-1.400 nuovi infettati quotidianamente. Gli ospedali hanno ripreso a ricoverare i malati di Covid-19 sempre più giovani. Le ragioni sono soprattutto due: le imprudenti vacanze al mare con annesse discoteche (in Italia e all’estero) e i migranti sbarcati in Sicilia.
Giuseppe Conte è preoccupato per una possibile proliferazione dei contagi con la riapertura delle scuole fissata il 14 settembre. Il presidente del Consiglio per ora esclude un nuovo blocco delle attività economiche: «Siamo fiduciosi di poter affrontare l’autunno con prudenza ma senza limitare le attività economiche».
Però l’allarme è forte, così il governo giallo-rosso arruola il professor Andrea Crisanti, super esperto anti Covid, il teorico dei “tamponi a tutti”. In tre pagine Crisanti ha illustrato al governo il suo piano: effettuare 300 mila tamponi al giorno per intercettare e curare i contagiati invece dei 70-75 mila attuali. Il virologo ha esposto il suo piano al ‘Corriere della Sera’: prevede l’utilizzo di 20 nuovi laboratori in ogni regione: «Parliamo di strutture fisse e mobili, cioè tir attrezzati per andare a fare i tamponi e analizzarli subito in aree remote o in difficoltà».
Esorta a muoversi immediatamente in questo periodo cruciale tra il rientro dei vacanzieri e l’apertura delle scuole. Suggerisce di stabilire un accordo con Google per registrare attraverso i telefonini gli ingressi «in Italia dall’estero» così da poter effettuare i tamponi, stabilire eventuali quarantene e ricoveri. Indica la necessità di affidare al governo il coordinamento delle operazioni per evitare confusioni e sovrapposizioni, per assicurare la necessaria omogeneità degli interventi nelle varie regioni.
La strategia è sempre quelle delle tre T: testare, tracciare, trattate. Crisanti, in precedenza arruolato dal presidente leghista del Veneto Luca Zaia, a marzo ed aprile evitò alla regione un’ecatombe di morti e di contagiati. Invece ad Attilio Fontana, presidente leghista della confinante Lombardia, non andò per niente bene.