Prima, in sordina. Ora invece la leadership della Merkel va a tutto gas. Cresce l’autorevolezza di Angela Merkel nella Repubblica federale tedesca, in Europa e nello scenario internazionale.
Fino a qualche tempo fa in molti davano per scontato il tramonto politico di Angela Merkel. La crisi era così forte che nel 2018 aveva dovuto abbandonare la presidenza del suo partito, la Cdu (Unione cristiano democratica), pur mantenendo la direzione del governo. Poi all’inizio del 2020, proprio con lo scoppio del Coronavirus, ha spinto il pedale sul cambio di rotta. Dopo un primo no, ha capovolto in primavera la politica tedesca del rigorismo economico: ha proclamato e ottenuto a Berlino e a Bruxelles la solidarietà comune europea verso i paesi più deboli della Ue (come l’Italia) per impedire il crollo dell’euro. Ha sottolineato i due motivi: un dovere di solidarietà europea, la tutela degli interessi della stessa Repubblica federale tedesca.
Quindi dal proscenio tedesco ed europeo, si è spostata su quello internazionale, verso Est. Gioca forte sul tavolo dei rapporti con Vladimir Putin e su quelli delle nazioni dell’Europa dell’est intimorite dall’espansionismo del Cremlino.
Si è mobilitata per il trasferimento dalla Russia alla clinica Charitè di Berlino di Alexey Navalny, il leader dell’opposizione a Putin. Ha accolto la richiesta della moglie di Navalny, Yula, convinta dell’avvelenamento del marito ridotto in fin di vita, mentre i medici dell’ospedale di Omsk in Siberia si opponevano al trasferimento. Un intervento della cancelliera tedesca presidente di turno della Ue, sembra con una telefonata a Putin, alla fine l’ha spuntata.
Le condizioni di salute di Navalny nella clinica di Berlino sono migliorate, anche se lievemente. Angela Merkel ha fatto sentire la sua voce: Alexey Navalny è stato «vittima di un crimine perché doveva essere ridotto al silenzio». Ha annunciato di avere «prove inequivocabili» di un avvelenamento con l’agente nervino Novichok. Quindi si è rivolta direttamente a Putin: «Ci sono domande serie alle quali il governo russo deve rispondere». L’opposizione russa, senza molte perifrasi, ha accusato il Cremlino di aver avvelenato Navalny.
Il portavoce di Putin Dimitry Peskov ha subito smentito un ruolo della Russia «nell’avvelenamento» non rilevato dai medici russi. Ha invitato la Germania a non giungere «a conclusioni affrettate senza dialogare sulla questione».
È un bel problema per il presidente della Federazione russa. Mosca ha sempre avuto un ottimo rapporto con la Germania da quando i socialdemocratici tedeschi, in piena “guerra fredda” inaugurarono l’Ostpolitik, la politica del dialogo con il Cremlino. I cancellieri democristiani e la Merkel proseguirono quella linea di apertura con fruttuose collaborazioni anche sul piano economico (tipo il gasdotto Nord Stream 2, ora in forse, che deve collegare Russia e Germania). Ma i rapporti sono molto cambiati dall’annessione russa nel 2014 della Crimea sottratta all’Ucraina e dal giro di vite di Putin sugli avversari interni.
La Merkel ha indurito le posizioni verso l’espansionismo russo. Adesso è arrivata a difendere con parole molto nette il leader dell’opposizione russa in condizioni gravissime in un ospedale berlinese. Putin è avvertito.
Non solo. La cancelliera sta riconvertendo in chiave sostenibile l’economia tedesca che va meno peggio del previsto; è riuscita anche a contenere l’avanzata dei sovranisti populisti di estrema destra.
La cancelliera tedesca presidente di turno della Ue si erge ad alfiere della libertà e della democrazia. La leadership della Merkel cresce soprattutto in Europa. Una volta la Germania era definita «gigante economico e nano politico». Ora non è più così anche perché la Francia si è indebolita (Emmanuel Macron combatte con la crisi del Covid-19 e con quella economica) e il Regno Unito è nel marasma del dopo Brexit (il sovranista Boris Johnson sembra travolto dalla recessione economica e dalla pandemia). Ma il vero banco di prova della leadership della Merkel sarà la ricostruzione della Germania e dell’Unione europea dalla devastazione del Coronavirus.