La soluzione è semplice, magari non ci aveva ancora pensato nessuno, ma il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha spiazzato tutti e con una vera e propria entrata a gamba tesa ha trovato il bandolo della matassa: per sconfiggere il populismo non c’è che una soluzione condividere le follie populiste dei Cinque Stelle!
Certo dalla direzione del Pd si chiarisce che questo “Si” era nell’accordo di Governo e ora occorre dare corso anche agli altri accordi, il “Bicameralismo differenziato”, le modifiche ai decreti Salvini, la riforma elettorale, l’utilizzo del Mes. Tutto questo implica la lunga durata di questo Governo, sul quale però incombe il risultato delle regionali e, probabilmente anche il risultato del referendum sul taglio dei parlamentari, a parte tutte le questioni sulle quali Pd e Cinque stelle di certo non vanno d’amore e d’accordo, come quasi quotidianamente emerge.
Certo, la storia insegna che la politica è sintesi di compromessi e di parziali rinunce, ma è possibile, è lecito, è dignitoso barattare una quota così rilevante di democrazia per continuare a stare al Governo? Ma in ballo non c’è soltanto la prosecuzione dell’esperienza di governo, in ballo c’è lo spauracchio di possibili elezioni politiche anticipate e pur di evitarle tutti sono disposti a tutto. E di certo una volta approvato il taglio dei parlamentari sarà impossibile andare al voto in breve tempo, sarà necessario adeguare la legge elettorale, i collegi, etc… al nuovo
Parlamento. Insomma, per assurdo sarebbe come se negli Stati Uniti per combattere il “populismo” di Trump si decidesse di ricorrere ad un candidato dichiaratamente razzista, magari “wasp” (White Anglo-Saxon Protestant).
Il taglio dei parlamentari rappresenta, insomma un vulnus profondo alla rappresentanza democratica del Parlamento, alla voce stessa dei cittadini e di certo, considerato l’attuale sistema elettorale dove le candidature vengono decise dalle segreterie dei partiti, un passo verso il controllo totale del Parlamento da parte di pochi. I parlamentari infatti non risponderanno, come dovrebbe essere in democrazia, ai cittadini bensì all’apparato di partito.
Questa ondata populista che alla fine non fa altro che ridurre gli spazi democratici non riguarda soltanto il nostro Paese, ma investe buona parte dell’Europa (dove è a rischio lo stesso concetto di Unione Europea) e del mondo, Stati Uniti in testa. Sempre di più si guarda all’uomo e agli uomini forti, ai sovranisti, ai nazionalisti, sempre di più la gente crede che in questo modo tutto si risolverà e l’assurdo è che la tanto decantata globalizzazione si troverà a fare i conti con Nazioni e Paesi sempre più chiusi e arroccati nei loro confini. Ma la storia non ci ha insegnato proprio nulla…
Insomma, Io voto “No” perché voglio scegliere i parlamentari che mi rappresenteranno. Io voto “No” perché auspico il ritorno delle preferenze. Io voto “No” perché interi territori e città importanti resterebbero senza una rappresentanza in Parlamento. Io voto “No” perché ai principi fondamentali di democrazia non si rinuncia per raggiungere un compromesso o far “tirare a campare” un Governo che alla fine non riuscirà a fare alcuna riforma costituzionale per una maggiore e più sana democrazia!