Una tela di Penelope, che viene fatta di giorno e disfatta di notte senza arrivare mai a conclusione. Evocato da almeno tre anni, il piano industriale Alitalia, lo strumento chiave per rilanciare la compagnia aerea fallita e commissariata attraverso la costituzione di una nuova società, dovrebbe vedere la luce a ottobre prossimo.
Ma anche questa volta il condizionale è d’obbligo, perché al momento non c’è nulla oltre alla recente assicurazione del neopresidente Francesco Caio in audizione davanti alla Commissione Trasporti della Camera: «Presenteremo il piano industriale entro 30 giorni…». E ancora: «Daremo vita a una nuova compagnia con un vettore sostenibile ed economicamente robusto».
La parola d’ordine è «la discontinuità con il passato». Cioè con la serie di bilanci in profondo rosso e i ripianamenti fatti con l’intervento dello Stato che intanto ha deciso di mettere sul piatto altri tre miliardi per la nuova Alitalia.
L’amministratore delegato designato Fabio Lazzerini disegna così il profilo della futura compagnia: «Il nostro posizionamento dovrà essere per forza sul settore di mercato premium. Se non sei una low cost, puntare sulle tariffe basse significa suicidarsi».
La strada, spiega, è quella dei voli a lungo raggio: «I primi entreranno nel 2022. In questa fascia di mercato, in assenza di concorrenza della low cost, c’è una prospettiva enorme…».
Sono parole che qualsiasi addetto ai lavori può condividere, ma i pochi voli intercontinentali della compagnia di bandiera continuano a essere tagliati. Certo, c’è il Covid e il trasporto aereo è ovunque in ginocchio, ma abbandonare lo scalo milanese di Malpensa (dal primo ottobre prossimo) non è un bel segnale.
Il volo Az01023, che decollerà da Malpensa alla volta di Fiumicino il 30 settembre interromperà una storia durata oltre settanta anni. Il collegamento tra il secondo e il primo aeroporto italiano era prevalentemente utilizzato come navetta per i passeggeri provenienti soprattutto da New York e Tokyo.
Intanto la nuova società non è stata nemmeno costituita e il nuovo piano industriale è ancora sul telaio di Penelope, e l’ex compagnia di bandiera resta ancora a terra. In compenso Caio e Lazzerini preparano una squadra da 20-25 manager da mettere al lavoro non appena sarà costituita la nuova azienda che per prima cosa dovrà affrontare il grande problema dei tagli e di migliaia di esuberi.