Arriviamo così al referendum sul taglio dei parlamentari, una trovata populista alla quale quasi tutti i partiti si sono accodati per non perdere consensi, la modifica costituzionale infatti è stata approvata dal Parlamento con una maggioranza bulgara. E oggi già ci sono una marea di ripensamenti: il voto favorevole al taglio è diventato oggi un “No” alla drastica riduzione di deputati e senatori.
I partiti in stato confusionale, passano dal Si al No al Ni, con polemiche dai toni accesi all’interno delle stesse compagini, di Governo e di opposizione. La riduzione del numero dei parlamentari dovrebbe rappresentare il punto di arrivo di una serie di riforme finalizzate proprio a rendere il nostro bicameralismo “ripetitivo” non più uno la copia dell’altro.
Purtroppo il disprezzo per le istituzioni che è all’origine del successo di alcune forze politiche richiama su di sé tutta la rabbia dei cittadini, che vedono in senatori e deputati l’origine di tutti i mali. Questo stato di cose richiama alla memoria la battaglia di molti per l’abolizione delle preferenze, una scelta scellerata, condotta sull’onda del voto di scambio o delle interferenze criminali nella vita politica, che ha allontanato ancora di più i cittadini dai suoi rappresentanti in Parlamento. Ormai a decidere chi potrà sedere sugli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama sono solo le segreterie di partito.
Non c’è più collegamento tra eletti e cittadinanza, un collegamento che ora si vuole ridurre ancora di più eleggendo un deputato per 151 mila cittadini e un senatore ogni 302 mila.
Prima di tutto occorre restituire alle persone la facoltà di scegliere il proprio candidato votandolo e impegnandolo a mantenere le promesse fatte al territorio da lui rappresentato. Su questo molto si è discusso nella Costituente, ma alla fine ha prevalso la linea di dare maggiore rappresentanza ai cittadini e un migliore rapporto (oggi inesistente!) con i parlamentari legati al territorio e ai cittadini. Su questo ritengo ancora valida l’idea di sempre: il taglio è un danno concreto alla democrazia e l’illusione che questo consenta risparmi è un’altra chimera dei populisti, nella sostanza, infatti, rappresenta lo 0,007% della spesa pubblica italiana.
Non resta che augurarsi che la politica non si faccia guidare dalla pancia, ma guardi concretamente al bene dell’Italia e alle riforme realmente utili al futuro del Paese e al suo funzionamento e questo non dipende certo dal taglio di una manciata di parlamentari.
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