Presto la Lega avrà una segreteria politica. I poteri di Matteo Salvini saranno limitati dall’organismo collegiale. È una conseguenza della “frenata” nelle elezioni amministrative. Il segretario del Carroccio smorza la novità: «Io più delego più sono contento». Ha pagato i toni spavaldi dell’estate. Sulla spiaggia di Milano Marittima si era lasciato prendere la mano: «Conto di tornare qui l’anno prossimo come presidente del Consiglio». Al Forum economico di Cernobbio aveva sparato: alle elezioni regionali «mi pongo come obiettivo il 7 a 0».
Ma le elezioni amministrative di settembre non sono andate come sperava. Puntava in alto. Puntava a conquistare la “rossa” Toscana e la quasi inespugnabile Puglia. Puntava a far cadere il governo giallo-rosso e alle elezioni politiche anticipate. Invece niente da fare. Il centro-sinistra a guida Pd ha retto all’urto: ha conservato le due regioni ed è stato sconfitto solo nelle Marche. Un bello smacco. Non sono andati bene neppure i ballottaggi delle elezioni comunali dei primi di ottobre. Il Carroccio ha perso anche la guida di Cascina, il comune in provincia di Pisa conquistato anni fa da Susanna Ceccardi, la candidata leghista del fallito assalto alla presidenza della Toscana.
Qualcosa si è “ingrippato” dopo una lunga stagione di incredibili successi. Salvini aveva preso una Lega al 4% dei voti (politiche del 2013) e l’aveva trasformata nel primo partito italiano. Una corsa di vittorie straordinarie: prima il 17% dei voti (politiche 2018), poi il 34% (europee 2019).
Populismo e sovranismo è stata la miscela vincente. Il segretario della Lega così si è imposto come leader del centro-destra mettendo in un angolo gli alleati Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, poi ha varato il governo giallo-verde con i populisti cinquestelle divenendo vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Quindi ha alzato il tiro causando la crisi di governo grillo-leghista sperando nelle elezioni anticipate e nella conquista di Palazzo Chigi.
Ma l’incauto Salvini ha sbagliato. Di Maio ha siglato un accordo a sorpresa con Zingaretti ed è nato il governo Conte due, niente elezioni anticipate. Il «governo abusivo» e delle «poltrone» (come l’ha definito il segretario del Carroccio) ha retto e regge nonostante i forti contrasti tra grillini e democratici.
Matteo Salvini si deve guardare anche dalla concorrenza a destra. Fratelli d’Italia nelle amministrative è andato molto bene, Giorgia Meloni decanta i risultati. Guiderà lei il centro-destra? Il Capitano non ci crede: «Se i voti contano, gli elettori dicono che la Lega è il primo partito». Già, ma i rapporti di forza possono cambiare velocemente: i sondaggi elettorali alla fine del 2019 assegnavano il 38% dei voti alla Lega mentre oggi, secondo una rilevazione Swg per La7, veleggerebbe attorno al 24% e Fdi sarebbe ben piazzato attorno al 15%.
Non solo. C’è anche un problema interno, da qualche tempo c’è aria di rivolta. In Veneto il compassato leghista Luca Zaia ha stravinto battendo il centro-sinistra con uno stratosferico risultato (oltre il 76% dei voti). Zaia, deciso sostenitore dell’autonomia differenziata del Veneto, è visto come un possibile competitore di Salvini per dirigere la Lega. I due personaggi sono molto diversi: Zaia ha un linguaggio riflessivo e governativo; Salvini ha un eloquio infuocato da opposizione permanente.
Il governatore del Veneto, dopo il clamoroso successo alle amministrative, ha respinto ogni ipotesi di velleità a scalare la segreteria del Carroccio. Ma ha chiesto un consolidato progetto politico: «La Lega è cresciuta molto, e come tutte le piante che sono cresciute rapidamente, ha bisogno di un palo». Salvini ha smentito ogni tipo di contrapposizione. Però ha avvertito: «Non temo e non soffro alcuna competizione interna, la mia competizione è con il Pd».
Ma i guai non finiscono qui. Dall’interno della Lega da tempo delle critiche arrivano dal lombardo Giancarlo Giorgetti, vice segretario ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Non solo, altre critiche giungono dagli alleati. Giovanni Toti, governatore della Liguria, e Raffaele Fitto, uomo forte di Fratelli d’Italia in Puglia, hanno apertamente contestato la sua leadership nel centro-destra.
Infine c’è il problema tribunali. Salvini deve fare i conti con una serie di guai giudiziari. È sempre così. Quando un leader s’indebolisce sul piano politico fioriscono i processi.