Non è la prima volta e non sarà l’ultima che le previsioni economiche italiane vengono smentite e corrette al ribasso dagli organismi internazionali. Adesso è toccato al Fondo monetario presentare una stima inferiore a quella appena presentata dal governo nella Nadef, la nota di spostamento di Bilancio appena approvata dal Parlamento.
Secondo il Fmi, quest’anno, il nostro Prodotto interno lordo dovrebbe perdere il 10,6 per cento, contro il 9 indicato dal governo nella sua previsione fresca di stampa. Quanto al 2021, il “rimbalzo”, ossia la risalita del Pil, dovrebbe fermarsi al 5,2 per cento contro il 6 fissato da Roma. E non è finita, perché risultano peggiori anche i dati su deficit e debito, con quest’ultimo che, a fine 2020, dovrebbe salire al 161,8 per cento del Pil contro il 158 previsto dall’esecutivo giallorosso.
La scure del Fondo monetario sui conti pubblici italiani e sull’andamento del Pil, ripropone il problema della credibilità delle nostre previsioni economiche, sempre troppo rosee rispetto alle stime delle istituzioni internazionali. Non è una novità, ma da quando è stato annunciato il Recovery Fund, la propaganda governativa sembra aver preso la mano a molti.
Distintosi fin dal giorno del suo insediamento al vertice del ministero dell’Economia e Finanze per il suo ottimismo, Roberto Gualtieri non ha mai perduto occasione per diffondere messaggi rassicuranti: dal famoso “bazooka” per combattere la pandemia economica, alle previsioni trimestrali sempre “migliori” di ogni stima precedente, ai continui “rimbalzi” in grado di far migliorare i conti, eccetera.
Parafrasando Gianni Agnelli che parlando di Romiti, allora amministratore delegato della Fiat, una volta spiegò: «Il dottor Romiti fa il cattivo per contratto…», adesso, si potrebbe dire: «Il ministro Gualtieri fa l’ottimista per contratto…».