Massimo Martelli torna alla carica, insiste sulla riapertura del Forlanini chiuso nel 2015 con una decisione «scriteriata». L’ex primario di chirurgia toracica del grande ospedale romano già a marzo, all’epoca della prima ondata del Coronavirus, raccolse 90.000 firme per la riapertura. Proponeva il ripristino di almeno una parte delle strutture abbandonate 5 anni fa, allestendo un reparto di terapia intensiva per curare i malati di Covid-19.
Nulla è stato deciso dalla regione Lazio per il recupero della struttura sanitaria pubblica. Ha rischiato addirittura di essere venduto. A settembre Nicola Zingaretti, presidente della regione nonché segretario del Pd, si è limitato a proporre di collocare nell’ex ospedale Forlanini l’Agenzia europea per la Ricerca biomedica e per la gestione delle crisi sanitarie: «Sarebbe una scelta strategica per Roma».
Ma una crisi sanitaria drammatica già esiste da otto mesi: la seconda ondata dei contagi sconvolge l’Italia compreso il Lazio dopo la prima di marzo-aprile. Lo stesso Zingaretti mesi fa si è preso il virus con annessa febbre alta mentre adesso Virginia Raggi ha annunciato di essere “positiva” asintomatica. Il governo Conte ha deciso dal 6 novembre al 3 dicembre un coprifuoco nazionale dalle 22 alle 5 del mattino e la “chiusura” delle regioni a più alto rischio per combattere la pandemia.
La Lombardia, il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Calabria sono le “zone rosse”, le regioni più flagellate mentre il Lazio diventa “zona gialla”, a rischio più moderato. Ma anche nel Lazio la situazione è grave: 20-30 morti e quasi 3.000 contagiati al giorno, in tutto quasi 1.400 vittime e oltre 60.000 “positivi”. Gli ospedali di Roma e del Lazio rischiano di scoppiare, decine di ambulanze sono in coda davanti ai nosocomi in attesa di far visitare i malati, le terapie intensive sono quasi intasate dai casi più gravi.
Il centrodestra del Lazio chiede «un nuovo progetto di recupero» del Forlanini. Virginia Raggi approva la proposta di insediare in quegli spazi abbandonati l’Agenzia europea per la Ricerca biomedica ma insiste per ripristinare il nosocomio. Il Forlanini, secondo la sindaca grillina di Roma, va «salvaguardato e rafforzato» per combattere il Covi-19. Non solo: «L’ex ospedale va riattivato anche per restituire ai cittadini una struttura sanitaria importantissima».
I sindacati premono per il riavvio del Carlo Forlanini. La Cgil ha sollecitato il recupero e la riutilizzazione pubblica degli ospedali storici di Roma: Forlanini, San Giacomo, Santa Maria della Pietà e Cto.
L’ospedale Carlo Forlanini si estendeva su una superficie vastissima lungo la via Portuense a Roma: i padiglioni, immersi in un parco, erano collocati in un’area di ben 28 ettari, arrivò a ospitare fino a 4.000 degenti. Aveva cliniche e laboratori, un’aula magna, biblioteche, un teatro anatomico, una scuola, un’emittente radiofonica, due teatri, un cinema, sale di lettura, due chiese. Nacque nel 1934 come sanatorio-ospedale per curare i malati di tubercolosi, una malattia infettiva poi debellata dalla scoperta degli antibiotici. Funzionò, appunto, fino al 2015; da allora è caduto in uno stato di grave abbandono e degrado.