Appare una luce nell’incubo Covid-19 degli americani: è vicino al traguardo il vaccino Usa. La casa farmaceutica Pfizer ha annunciato di aver messo a punto un vaccino efficace al 90%: le prime dosi saranno distribuite tra gennaio e febbraio se i controlli delle autorità sanitarie statunitensi daranno il disco verde alla registrazione entro novembre.
Quello che non è riuscito a Trump è piovuto sulla testa di Biden. Il presidente sovranista degli Stati Uniti ha ripetutamente promesso un vaccino contro il Coronavirus. Ai primi di ottobre ha ribadito: «Avremo presto il vaccino per sconfiggere il virus cinese». Il presidente repubblicano puntava ad avere un vaccino Usa entro il 3 novembre, la data delle elezioni per la Casa Bianca, ma non c’è riuscito. Anche per questo ha perso la scommessa di essere rieletto per la seconda volta presidente. La tragica emergenza sanitaria (quasi 250 mila morti, oltre 10 milioni di contagiati) e le drammatiche conseguenze economiche (aziende chiuse e disoccupazione di massa) sono stati un colpo mortale inferto al suo obiettivo di ottenere un secondo mandato. Lo scetticismo del presidente populista verso il Covid-19, la campagna elettorale spesso senza mascherina anche dopo essersi ammalato con il ricovero in ospedale, lo ha “azzoppato”.
Così Joe Biden ha vinto anche se con poco più del 50% dei voti. Il candidato democratico ha vinto non tanto per i suoi meriti ma per i tanti errori di Donald Trump. Un po’ di fortuna non guasta. Biden, dopo l’incertezza di qualche giorno per il lungo conteggio dei voti, ha visto arrivare la buona notizia del vaccino realizzato dalla Pfizer. Non solo. Presto potrebbe giungere anche la novità di un secondo vaccino Usa, quello della società Moderna.
Il presidente eletto ha un po’ indossato il camice del medico. Subito dopo l’annuncio della vittoria ha delineato il suo programma con una metafora: «Questo è il momento di guarire in America». L’ex vice presidente di Barack Obama vuole «guarire» gli Usa dal virus, dalla povertà, da una assistenza sanitaria inaccessibile ai lavoratori con bassi redditi, dal razzismo, dall’inquinamento. Di qui un appello alla collaborazione in patria e a livello internazionale per la pace e per la difesa della democrazia.
Biden avrà da fare. Trump non ha riconosciuto la vittoria al presidente eletto, ha parlato di brogli elettorali, ha chiesto il riconteggio dei voti in alcuni Stati rimasti in bilico per giorni, ha lamentato l’ostilità dei “poteri forti” americani contro di lui. Il cambio delle consegne e l’insediamento di Biden è previsto il 20 gennaio, in America si prospettano due mesi di transizione istituzionale all’insegna della confusione.
Biden non ha intenzione di restare fermo. Ha insediato una task force con l’incarico di affrontare l’emergenza Coronavirus. Potrà anche contare sull’asso del vaccino Usa per affermare la sua incerta e sbiadita leadership sia sul piano interno sia su quello globale. Il vaccino è divenuto un prezioso strumento di egemonia mondiale: Pechino ha annunciato la sperimentazione di massa di un vaccino cinese e Xi Jinping intende distribuirlo pure ai paesi più bisognosi. La sperimentazione, però, non sembra andare bene. Vladimir Putin ha comunicato la realizzazione di due, tre vaccini ma la Federazione Russa è uno dei paesi più colpiti dalla pandemia. Il vaccino anti Covid è divenuto uno strumento di supremazia globale più importante della bomba atomica. Il “medico presidente” che vuole «guarire» l’America l’ha capito.