Il vaccino contro il Covid è quasi pronto. Gli americani della Pfizer hanno annunciato di avercela fatta. Il loro antidoto dovrebbe assicurare una protezione del 90 per cento. La Commissione europea ha già prenotato 200 milioni di dosi da distribuire ai paesi dell’Ue a partire da gennaio. Intanto ci sono almeno altri tre gruppi farmaceutici alle ultime fasi dei test e pronti alla produzione di massa del vaccino che dovrebbe liberarci dall’incubo che stiamo vivendo.
Ovviamente i paesi dell’Unione si stanno attrezzando per organizzare la distribuzione su scala nazionale e programmare le vaccinazioni. Solo l’Italia non ha ancora un piano. Per il momento si è limitata ad affidare la distribuzione dell’antidoto per difendere gli italiani dal Coronavirus al solito commissario Arcuri che, purtroppo, ha avuto parecchi problemi sia quando fu necessario provvedere alle mascherine, sia con i famosi banchi monoposto per le scuole.
Tra l’altro, l’esperienza che stiamo facendo con la distribuzione del vaccino contro l’influenza non sembra incoraggiante, visto che a tutt’oggi alle farmacie italiane sono arrivate appena 300 mila dosi da mettere in vendita. Il che equivale a una disponibilità media di due dosi per farmacia.
Insomma, allo stato delle cose, la nostra farraginosa macchina burocratica non appare in grado di reggere alla prova della distribuzione delle decine di milioni di dosi necessarie per proteggere gli italiani dalla peggiore pandemia del secolo.
Anche perché l’operazione si presenta molto complicata: bisogna mettere in piedi le “stazioni vaccinali” dove convocare le persone a rischio, un sistema di distribuzione sicuro e in grado di garantire bassissime temperature alla merce, un gigantesco programma di controllo per tutti coloro che si sottopongono all’iniezione.
Ma questa volta il Governo Conte non può fallire. Dopo esserci fatti trovare impreparati alla seconda ondata di Coronavirus, con la curva epidemiologica salita in verticale, complice una estate in cui ci siamo crogiolati sui numeri in calo, non possiamo commettere altri, tragici errori.
Adesso l’Italia dovrebbe organizzarsi per farsi trovare pronta entro metà gennaio, quando dovrebbero arrivare le prime dosi del vaccino sviluppato dagli americani di Pfizer e dai tedeschi di BioNTech: sono attese circa 3,4 milioni di dosi per 1,7 milioni tra medici, infermieri e ospiti delle Rsa.
Quindi i tempi sono strettissimi e la macchina da mettere in moto per la vaccinazione è a dir poco imponente. Secondo un retroscena pubblicato da Repubblica, al piano parteciperà la sanità militare che curerà gli aspetti logistici, dal trasporto all’allestimento delle strutture per le vaccinazioni.
La cosa più complicata da risolvere è la “filiera del freddo”: il vaccino Pfizer/BioNTech deve essere conservato a 80 gradi sotto zero. Ma in Italia ci sono solo due aeroporti certificati per ricevere farmaci, Fiumicino e Malpensa. E nessuno dei due è attrezzato con frigo a temperature così basse, perché gli altri vaccini vengono generalmente conservati a temperature che vanno dai -2 ai -8 gradi. A questo punto, possiamo solo incrociare le dita…