Business is business!!! Presidente…ma quale presidente??!! Chiamatemi Ceo, mica siamo nell’età della pietra!!! Intrattenimento…divertimento…che cosa??!!! Ora si dice soft power, aggiornatevi ignoranti… Welcome nella Serie A stelle e strisce, mettetevi seduti comodi e godetevi lo spettacolo.
Sembra passata un’era geologica da quel fatidico annus domini 2011 quando Thomas DiBenedetto, paffuto ed evanescente imprenditore americano acquistò la Roma (il 60%) dalla famiglia Sensi per la modica cifra di 325 milioni di euro.
Il povero Tom entrò in punta di piedi e non sapeva quello che l’aspettava: entrato in un gioco più grande di lui, di vecchie volpi e consiglieri spregiudicati durò molto poco.
Il tempo di visitare la Città Eterna, prendersi qualche parolaccia (eufemismo) dai tifosi giallorossi inferociti e poi subito ritornò negli States dopo aver lasciato, incredibile ma vero, “la Magica” in mani ancora peggiori delle sue (James Pallotta).
Più che per i risultati in campo DiBenedetto passa, inevitabilmente, alla storia per essere stato il primo presidente americano di una squadra italiana. La strada era tracciata, un nuovo modello d’oltreoceano stava per essere disegnato su misura per il nostro stivale lungo, stretto e nell’intento di calciare un pallone immaginario, questa volta, pieno di dollari.
La Serie A come la Major League Soccer dunque? Certamente, parlano i fatti: in meno di dieci anni i presidenti a stelle e strisce nel nostro calcio si sono, addirittura, quintuplicati: Roma, Bologna, Fiorentina, Parma, Venezia. Tutte città d’arte famose nel mondo, meta di milioni di visitatori ogni anno e soprattutto con un brand spendibile e vendibile da valorizzare al meglio.
Che una nuova storia del football tricolore abbia quindi inizio. Sì perché i nuovi padroni americani stanno imponendo, complice anche l’emergenza coronavirus, nuove regole del gioco: utilizzo sempre più spregiudicato ed invasivo della tecnologia, rose ampissime stile N.F.L. ed N.B.A., aumento delle sostituzioni in campo, magliette sempre più colorate e palloni più leggeri per aumentare gol e spettacolo e nuove figure professionali dai nomi impronunciabili nei quadri societari.
Piccoli passi forse ma che porteranno inesorabilmente all’ultima grande rivoluzione già nell’agenda delle alte sfere (leggasi Serie A), e che, senza scampo, spazzerà via la competizione, la passione, il sano agonismo e l’anima stessa del nostro campionato.
Conoscete il regolamento del soccer americano in base al quale le società della Major League sono legate a franchigie che gli danno il diritto, quasi perpetuo, a militare nel massimo campionato senza problemi di retrocessione? Sai che noia, direte: un campionato sempre con le stesse squadre, senza promozioni e problemi per la tanto agognata salvezza, nel quale anche perdendo tutte le partite si rimane in Serie A.
Ebbene, questo è il piano. Se ben ricordate le parole del presidente della Lazio, Claudio Lotito, in quella celeberrima intercettazione con un semisconosciuto direttore sportivo di LegaPro nella quale senza mezzi termini criticava l’ingresso in Serie A di piccole squadre (tipo Frosinone) che a suo avviso toglievano spazio a città più conosciute e seguite e di conseguenza i soldi dei diritti televisivi diminuivano, avrete la conferma che queste non sono sparate o farneticazioni buttate lì a caso.
La strategia del presidente biancoceleste, del resto, è molto chiara: fin dal 2017 chiede, a gran voce, una sola promozione diretta dalla B alla A. In poche parole, non si entra nel calcio dei ricchi.
Quel calcio dei ricchi che nell’anno del Covid 19 è in rosso di oltre 600 milioni di euro e che, per forza di cose, deve pensare in primis a salvare sé stesso. A fine marzo, ci saranno le elezioni del nuovo governo del calcio: F.I.G.C., Lega A, Lega B, Lega Pro, Lega Nazionale Dilettanti, A.I.A., A.I.A.C., A.I.C.
Nella sfida principe, quella per la guida della Federcalcio, il buon Lotito quasi sicuramente appoggerà il presidente uscente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, che sfiderà quindi Gabriele Gravina in una lotta serrata che, questa volta, si giocherà su millesimi più che sui centesimi.
Euro 2021, Qatar 2022 sono appuntamenti miliardari e ghiotti da non lasciarsi sfuggire. Non solo. Alla finestra sta già bussando, sempre più insistentemente, il colosso multinazionale Amazon che dopo aver acquisito i diritti della Champions League (80.000.000 di euro a stagione) ha fatto sapere che sarà in prima fila anche per l’acquisizione di quelli della nostra Serie A per il quadriennio 2021-2024. Cosa succederà allora?
L’ex patron della F1, Bernie Ecclestone, a chi gli chiedeva di rinviare il Gran Premio di Imola (1994) dopo la tragica morte della leggenda brasiliana Ayrton Senna rispose così: «Chi paga sceglie lo spettacolo».
Spettacolo appunto… non chiamiamolo più campionato italiano…e neanche sport…