“Follie” e corbellerie
in nome del Covid

Ormai si sprecano, le corbellerie e le scempiaggini in nome del Covid. Quello che accade in Calabria è, letteralmente surreale: nel giro di pochi giorni sono saltati ben tre commissari straordinari per la Sanità regionale; i primi due in seguito a imbarazzanti retroscena, il terzo perché la moglie non si vuole trasferire a Catanzaro.

Corbellerie, Giuseppe Tiani con il ciondolo

Giuseppe Tiani con il ciondolo

In Puglia il presidente della regione Michele Emiliano nomina un ex commissario di polizia quale responsabile di InnovaPuglia, ente che deve vigilare sugli appalti; non si sa bene a che titolo viene audito dalla commissione Affari Costituzionali della Camera e in quella sede propone di dotare tutti i poliziotti di un “ciondolo” anti-Covid.

Il direttore di Radio Maria, don Livio Manzaga, sostiene che il Covid rientra in un piano di Satana per impadronirsi del mondo, entro il 2021.

Ora a delineare foschi e inquietanti scenari, provvede un ex magistrato, Antonio Ingroia. Si dice convinto: «La ‘ndrangheta forse ha avuto un ruolo nella creazione del coronavirus». Sì, proprio la mafia calabrese. Ingroia sostiene che «c’è qualcosa di oscuro all’origine di questa pandemia. Se due più due fa quattro, col ragionamento del cui prodest bisogna interrogarsi».

Corbellerie, Antonio Ingroia

Antonio Ingroia

Interroghiamoci, dunque. Dice Ingroia: «Se fosse vero che questa pandemia non è stata casuale ma è stata determinata può darsi che qualche componente criminale abbia avuto un ruolo. Se fosse vero che tutto nasce dalla Cina, la ‘ndrangheta calabrese è la principale multinazionale del crimine che abbiamo in Italia e in quanto multinazionale tiene relazioni con tutte le mafie del mondo».

Perché mai la ‘ndrangheta avrebbe scatenato tutto questo finimondo? «Imporre il lockdown», risponde Ingroia, «aiuta le mafie e non è detto che sia un aiuto involontario. Magari un domani scopriremo che non è stato un atto involontario per chi lo impone. Dal lockdown mafia e ‘ndrangheta traggono oggettivi benefici prestando soldi, rilevando aziende in difficoltà. Per loro è un aiuto perché li rende protagonisti dal punto di vista finanziario».

Ecco svelato, dunque, il diabolico, machiavellico piano ordito dalla mafia calabrese di concerto con i perfidi e non meno diabolici cinesi, a Wuhan e dintorni.

Ingroia, in passato, è stato titolare di inchieste giudiziarie delicate, che hanno fatto clamore. Si è poi imbarcato in avventure politiche, sfortunate; col senno dell’oggi, si può dire con tranquillità che non è un male che abbia abbandonato il difficile mestiere del magistrato; e che in politica sia stato pluri-trombato.

Corbellerie, Mario Del Bue

Mauro Del Bue

Infine, una storia che racconta Mauro Del Bue. Conviene lasciargli la parola, racconta quella che definisce «allucinante situazione a Reggio Emilia, zona arancione».

In Emilia-Romagna, e quindi anche a Reggio Emilia, i bar possono fare solo servizi di asporto. Dunque: «Bar Duomo, piazza Duomo, luogo centrale della città, questa mattina ore 11 circa. Due ragazzi stanno bevendo in piedi due caffé a pochi metri di distanza dal bar. Arrivano due vigili urbani e danno 400 euro di multa ai ragazzi e 400 al bar più 5 giorni di chiusura. Intervengo per capire e vengo trattato in malo modo. Faccio presente che sono stato vice sindaco, deputato e che a Reggio mi conoscono tutti. La risposta del vigile è agghiacciante. «Non sono di Reggio». Cioè uno che non conosce nessuno viene inviato a dar la multa ai passanti. Ma fa niente. I due ragazzi non potevano bersi un caffé in piedi davanti al bar, ma dieci metri più in là sì? Risposta «no, solo a casa».

Ma si é mai visto uno che ordina un caffé al bar e poi arriva a casa sua e se lo beve freddo? Pazienza. Ma la responsabilità del bar qual è? Mica è obbligato a sapere dove uno si beve il caffé. No. Ma «deve metterlo in un sacchetto». Un sacchetto? Un caffé in un sacchetto? Qui mi sono girate le scatole e ho evitato di continuare perché si arrivava a male parole. Cioè siamo arrivati al caffé nel sacchetto? Follie di una gestione insensata di una norma. Risultato. Il barista mi ha confidato che il bar non lo riaprirà più».

Forza e coraggio.