Alla fine Hong Kong normalizzata. «Due sistemi, un paese». Deng Xiaoping fu l’inventore del capolavoro politico per far convivere Hong Kong con la Repubblica popolare cinese. Il pragmatico successore di Mao Zedong confezionò un abito su misura: assicurò all’ex colonia britannica acquisita nel 1997 lo status di regione amministrativa speciale della Cina.
Il compromesso accontentò tutti. Deng Xiaoping recuperò il controllo dell’isola, piazza finanziaria e industriale ai primi posti nel mondo. I cittadini di Hong Kong ebbero la garanzia di autonomia e di libertà impensabili per gli altri cinesi.
Ma il capolavoro politico si è cominciato a rompere nel 2014. A Hong Kong, con la rivoluzione degli ombrelli, iniziarono le proteste di massa in difesa dell’autonomia dalle ingerenze autoritarie di Pechino. Le proteste pacifiche si sono trasformate nel 2019 e nel 2020 in scontri tra i manifestanti democratici e la polizia.
Da luglio è arrivato il muro contro muro. Pechino ha approvato una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong per ripristinare l’ordine. Tony Chung, giovane fondatore e leader del movimento studentesco Studentlocalism, è stato arrestato come altri oppositori con l’accusa di «incitamento alla secessione». L’11 novembre quattro deputati dissidenti sono stati espulsi dal Consiglio Legislativo, il Parlamento di Hong Kong. Il 12 novembre i deputati dell’opposizione democratica si sono dimessi in massa per protesta. La conseguenza è stata pesantissima: il Parlamento non ha più l’opposizione.
L’aria di repressione si respirava già nel 2019. Xi Jinping ordinò un giro di vite. Il presidente e segretario del Partito comunista cinese l’anno scorso avvertì: «Chiunque si dedichi al separatismo in qualsiasi parte della Cina sarà ridotto in polvere e fatto a pezzi». Tutti rischiano moltissimo se salterà definitivamente il compromesso di «Due sistemi, un paese». Rischierà moltissimo anche Xi Jinping che, come i predecessori, è riuscito nel miracolo di conciliare gli opposti: un capitalismo esuberante e una dittatura comunista. Hong Kong è normalizzata, almeno per ora.