Patrimoniale? Grillo
teme la rivolta

Patrimoniale sul ceto medio o sui ricchi. Rispunta la famigerata o auspicata imposta (dipende dai punti di vista) già in passato più volte bocciata. La patrimoniale sul ceto medio non è solo una ipotesi ma una proposta formalizzata in una sede solenne: la commissione bilancio della Camera. Fratoianni (Leu) e Orfini, Gribaudo, Pini, Rizzo Nervo (sinistra Pd) hanno presentato un emendamento al disegno di legge di Bilancio 2021.

Patrimoniale sul ceto medio, Aula della Camera

Aula della Camera

Il progetto è di introdurre una patrimoniale progressiva a carico di «ricchezze superiori ai 500 mila euro». Più esattamente: 0,2% tra mezzo milione e 1 milione di euro, 0,5% tra 1 e 5 milioni, 1% tra 5 e 50 milioni, 2% oltre i 50 milioni. La proposta è stata subito bocciata dal Pd ma anche dal M5S.

Luigi Di Maio è stato perentorio: è «inaccettabile», qualcuno «ha sempre voglia di scatenare una guerra sociale».  I motivi della stroncatura sono due: 1) la paura di una fuga dei capitali dall’Italia già gravata da un enorme debito pubblico esploso con il Coronavirus, 2) il timore di colpire il ceto medio italiano, già tartassato dal fisco, con una ulteriore imposta patrimoniale.

Patrimoniale sul ceto medio, Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte

Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte

Giuseppe Conte in due anni ha sempre smentito ogni eventuale patrimoniale. Anche recentemente il presidente del Consiglio ha respinto l’ipotesi di una mini-patrimoniale: «Noi non introduciamo nessuna tassa, stiamo facendo una sforzo incredibile».

Ma questa volta l’impresa appare più difficile. Si è fatto sentire anche Beppe Grillo. Ha bocciato il Mes e «l’ombra nefasta» di una patrimoniale sulla «classe media che sta lentamente scomparendo». Ma il comico genovese ha lanciato l’idea di «una patrimoniale ai super ricchi» e dell’Imu sulla Chiesa cattolica. È anche entrato nei dettagli. Ha proposto «un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo» e «uno del 3% dato dai multimiliardari».

Patrimoniale sul ceto medio, Luigi Di Maio e Beppe Grillo

Luigi Di Maio e Beppe Grillo

La patrimoniale sul ceto medio non piace a Grillo, teme la rivolta. Teme di perdere la valanga di voti raccolti dal M5S nelle elezioni politiche del 2018 tra gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i professionisti. Voti che, in buona parte, hanno già fatto rotta verso il leghista Salvini  nelle successive elezioni europee e amministrative. Tra l’altro nel ceto medio c’è anche lui, un comico di grande successo con alti redditi e con proprietà immobiliari sparse un po’ in tutta Italia.

Di Maio concorda con il garante dei cinquestelle. Il ministro grillino degli Esteri  è pronto a «discutere una tassa per i super-ricchi» ma è tornato a bocciare una patrimoniale «sulla classe media o su chi fa impresa».

Ceto medio e paperoni hanno paura, ma probabilmente i timori sono eccessivi. In sintesi: la patrimoniale sul ceto medio ha ben poche possibilità di decollare ma anche quella sui nababbi (esperti sullo schivare le tasse) alla fine potrebbe sfumare. Secondo molti economisti porterebbe più danni che vantaggi: le casse dello Stato incasserebbero solo pochi miliardi di euro e ci sarebbe una grave fuga di capitali e di investimenti dall’Italia.