Senza aver fatto, come dice Totò, i famosi tre anni di militare a Cuneo, si è comunque uomini di mondo; poco impressionano le ennesime polemiche accese intorno alla RAI e la sua gestione.
Fa parte di quei copioni che si rinnovano e, insieme, non mutano. Questa volta la miccia è accesa dalla presenza del ministro degli Esteri alla trasmissione Novantesimo minuto. Una puntata in onore di Paolo Rossi e Diego Armando Maradona; sfugge la logica dell’invito a Luigi Di Maio, ma sicuramente ci sarà; e certamente ci sarà anche la competenza per parlare di due simboli del calcio italiano e internazionale, anche se non si è palesata. Come sia, importa poco dar giudizi sulla congruità di questa presenza. Già sono intervenuti in tanti, più titolati per farlo.
Piuttosto val la pena (letterale) di richiamare l’attenzione su una annunciata iniziativa del ministro di cui si vorrebbe comprendere significato e portata. Secondo quello che riferiscono le agenzie, Di Maio «durante la trasmissione lancia anche la proposta di un triangolare della pace a Napoli. Italia, Argentina e Inghilterra sullo stesso campo, nel ricordo di uno dei più grandi campioni di sempre: Maradona. Sarebbe un bel momento di confronto, a volte lo sport unisce dove non riescono i governi…Ne ho già parlato con il ministro Spadafora…Napoli sarebbe la giusta sede per questo evento. Maradona non è solo per Napoli lo sport, ma è nella storia, è nel nostro DNA. Anche per chi è nato dopo il suo arrivo, come me».
D’accordo: lo sport unisce. In questo caso dovrebbe unire Italia, Argentina e Inghilterra. Dal momento che l’Italia non è in conflitto né con l’una né con l’altra, ci si offre come terreno “neutro”, nel ruolo di pacieri. Quanto all’Argentina e l’Inghilterra, è da credere che il possibile conflitto da mediare, sia quello – pochi ormai ne avranno memoria – relativo alle isole Falkland-Malvinas. Risale ai tempi dei generali fascistoidi che opprimevano l’Argentina e quando a Downing Street “regnava” Margaret Thatcher. Un conflitto combattuto tra l’aprile e il maggio 1982. È questo che il ministro Di Maio intende pacificare? Sotto l’ala protettiva di Maradona? E non ne parla con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, o il presidente del Consiglio Giuseppe Conte; si confronta con Vincenzo Spadafora, ministro per le politiche giovanili e lo sport, lui pure pentastellato.
Sul tavolo del ministro degli Esteri, una quantità di dossier aperti. La vicenda di Giulio Regeni e Patrick Zaki, il ruolo omertoso dell’Egitto; lo “schiaffo” di Emmanuel Macron, che consegna al petto del dittatore al-Sisi la Legion d’Onore; volendo qualcosa da dire alla Gran Bretagna, per il ruolo ambiguo di Maha Abdelrahman, la professoressa di Regeni a Cambridge, che ha incredibilmente mentito agli investigatori; per non dire del caso dei 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati da oltre cento giorni in Libia…
Ecco: una quantità di scottanti e delicati fronti aperti, e il ministro degli Esteri trova tempo e modo per ragionare con il collega Spadafora di una possibile iniziativa di pace Argentina-Inghilterra; naturalmente ha la delicatezza di anticipare la cosa durante una celebrazione in TV di Maradona e Paolo Rossi.
D’accordo: Di Maio a Le Monde confessa di nutrire ammirazione per la Francia «punto di riferimento per la sua tradizione democratica millenaria», e poco prima aveva tentato un abboccamento con i gilets jaunes; definisce la Russia «paese del Mediterraneo»; a Shangai chiama il presidente cinese “Ping”, cioè per nome e non per cognome; trasforma il dittatore cileno Augusto Pinochet in venezuelano… Non dovrebbe meravigliare più nulla, ormai; tuttavia, a bocca aperta si resta ugualmente.