E adesso? Adesso che Virginia Raggi è stata assolta in appello nel processo per la nomina di Renato Marra a responsabile del Turismo, la battaglia per il Campidoglio si complica parecchio. L’assoluzione della sindaca spiana la strada alla sua ricandidatura, costringendo il Pd di Zingaretti e l’ala governista del M5S ad archiviare qualsiasi trattativa per presentare un candidato comune.
Avendo fatto i loro conti senza l’oste (la magistratura) e puntando tutte le carte su una condanna che avrebbe impedito alla Raggi di correre per la riconferma alla guida della capitale, adesso i fautori del candidato giallo-rosso, sono finiti sulla graticola.
La spaccatura dei Cinquestelle è stata resa subito pubblica dallo sfogo della sindaca dopo la sentenza della Corte d’Appello: «Questa è vittoria solo mia, del mio staff e delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che ora debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto, all’interno del Movimento 5 stelle».
«Virginia è stata assolta. Ancora una volta assolta. Adesso iniziate a rispettarla», ha tuonato Alessandro Di Battista, punto di riferimento dei puri: «Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata… È stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemolo e Caltagirone e dal fuoco amico…». Fredda invece la dichiarazione del capo politico del M5S Vito Crimi: «Si tratta dell’ennesima conferma della sua correttezza». Lo stesso Crimi, pochi giorni prima aveva detto: «Vediamo quale sarà la sentenza e poi decidiamo».
Ma chi sta peggio di tutti è il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che dopo aver scartato l’ipotesi Calenda, a pochi mesi dal voto non ha un candidato sindaco per la capitale.