Tobia Arienti, Francesco Grandi, Fidia Sassano… sono tra i protagonisti di un intreccio di storie, raccontate da Marco Sassano, in Amor di patria, il suo ultimo libro. Sassano la scrittura ce l’ha nel sangue, fin da ragazzo: è tra i protagonisti nel 1966 di un caso che fa scalpore, quello de La Zanzara, una pubblicazione liceale milanese che pubblica un’inchiesta sulla sessualità degli adolescenti; e così scatena un pandemonio politico-giudiziario che culmina in un clamoroso processo e finisce in Parlamento.
Poi, giovanissimo giornalista, segue per l’Avanti!, quotidiano del PSI, gli sviluppi della buia stagione della strategia della tensione culminata con la strage a piazza Fontana a Milano. Le migliaia di articoli, e un buon numero di libri testimoniano le doti di astuto affabulatore; si tratti di saggi impegnati come Pinelli, un suicidio di Stato o La politica della strage; o quelli più “intimi” come I libri sono come le ciliegie, dedicato alla straordinaria avventura editoriale dell’amico fraterno Cesare De Michelis, il fondatore della Marsilio.
Amor di patria è la storia di una famiglia cui ben s’addice un verso dell’“Iliade”: “Ecco la stirpe e il sangue di cui mi glorio d’essere…”. Una storia fatta di storie che si passano il testimone, una “erede” e “figlia” dell’altra: Tobia Arienti, carbonaro che combatte la dominazione austriaca, fervente garibaldino di impronta radicale segue il Generale fin in Sud America; per fedeltà ai suoi ideali deve perfino cambiare il nome. Francesco Grandi, bisnonno di Marco: lui pure patriota, è uno dei Mille della famosa spedizione, segue Garibaldi nelle sue innumerevoli avventure per la libertà e l’indipendenza. Infine Fidia Sassano, padre dell’autore: oppositore attivo del fascismo, dirigente prima comunista, poi socialista, esule nella Russia di Stalin, ne sopravvive; dirigente sindacale, e giornalista militante.
Scrivono in prima persona, come raccontassero il loro vissuto a giovani nipoti raccolti attorno al caminetto acceso in una serata d’inverno. Una quantità di particolari fanno preziosa la narrazione, sull’esempio di Indro Montanelli, Mario Cervi: che per la loro popolare storia d’Italia, ricorrono spesso a episodi di apparente “colore”, così da alleggerire il peso degli eventi, e meglio fissarli nell’immaginario del lettore.
Tobia, per esempio, racconta che nel 1843, Garibaldi è a Montevideo, con 186 volontari italiani combatte per l’indipendenza dell’Uruguay dalla dittatura argentina. Sono tutti in borghese. Un commerciante locale ha acquistato una grossa partita di grembiuli per i macellai argentini, sono rossi per dissimulare le macchie di sangue. Garibaldi li acquista; i grembiuli si trasformano in camicioni, ecco nata la favosa “divisa”.
Amor di patria è espressione da intendere nel significato che ha voluto e saputo recuperare Carlo Azeglio Ciampi, che con semplicità e senz’ombra di retorica riscopre simboli come il tricolore e la “bellezza” dell’Inno di Goffredo Mameli; si pensi a quel tocco leggero con cui bacia un lembo della bandiera italiana e s’indovina il ciglio commosso, al pensiero dei tanti che, per quella stoffa cucita la prima volta a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, hanno sacrificato la vita. Di “amor di patria” è percorsa la famiglia dell’autore: una famiglia italiana che “certamente un merito lo ha avuto: quello di avere preso sempre posizione. Una famiglia composta da uomini e donne che, pur commettendo inevitabili errori, hanno voluto fare la loro parte in quella che consideravano una giusta battaglia”.
Si avvale, Sassano, per questo suo “lessico”, di carte, appunti, diari, lettere, articoli, libri che appartengono al suo archivio familiare; testimonianze forse parziali, ma di prima mano, grazie alle quali ha ricostruito una formidabile e avvincente saga.
Con un tocco sapientemente “leggero”, alla Ferdinand Braudel, si dà importanza a episodi di vita quotidiana, all’apparenza “minori”, che tuttavia spiegano e descrivono quello che è destinato a “segnare”: un metodo di lavoro che spinge il lettore a compiere affascinanti sforzi di immaginazione e lo proietta oltre i confini tracciati dalla rigorosa ricostruzione storica dei fatti.
Per gustare appieno le storie di Amor di patria si deve tuttavia far parte di una particolare tribù: quella di chi ama l’Hugo Pratt di Ticonderoga, di Ernie Pike; le storie e le affabulazioni di Alberto Ongaro, Dino Battaglia, Roy D’Ami, attorno a quell’“Asso di picche” che contribuisce a formare autori come Héctor Oestrerheld, Alberto Munos, Arturo Del Castillo, Alberto Breccia… Chi da ragazzo ha divorato le storie e i racconti di Mino Milani, autore che attende la giusta valutazione e riconoscimento.
Nicholas Murray Butler amava ripetere che l’umanità si divide in tre categorie: «Un piccolissimo numero fa nascere gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante è presente alla loro esecuzione e assiste al loro compimento; infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto». Amor di patria è il racconto di persone che fanno parte dei primi due gruppi. Leggere questo libro aiuta a uscire dalla terza categoria.
Amor di patria, di Marco Sassano
Francesco Brioschi editore, pagg.250, 18 euro