Dalla fase finale del Campionato Europeo (giugno 2021) alla prima Coppa del Mondo nei Paesi Arabi (novembre 2022) passando per la Nations League contro Francia, Spagna e Belgio (ottobre 2021): la credibilità e il futuro del calcio italiano si giocheranno, senza dubbio alcuno, nei due prossimi e decisivi anni.
La nostra Nazionale, guidata dall’ottimo C. T. Roberto Mancini, tornata finalmente competitiva grazie ad un centrocampo equilibrato e ad una difesa attenta ed ordinata, a strettissimo giro, sarà “chiamata alle armi” nelle massime competizioni europee ed internazionali ed in particolare in quello che è stato descritto come il Mondiale più contestato e ricco di sempre.
Basti pensare che il Paese ospitante (Qatar) ha già speso circa 200 miliardi di euro tra campagna elettorale, strutture ed infrastrutture, e promozione della manifestazione.
Un vero e proprio mare di denaro, che si andrà ad aggiungere ad altri 5 miliardi di euro (pubblicità, montepremi, sponsor, diritti televisivi) che riempiranno ed arricchiranno le tasche delle Federazioni partecipanti alla coppa del mondo “made in Arabia”.
Che dire: una pioggia così generosa di dollari farebbe gola a tutti, figuriamoci al nostro calcio, escluso dall’ultimo Mondiale di Russia 2018, con il 70% delle squadre di Serie A prostrate da decennali bilanci in profondo rosso, e alle prese con l’emergenza coronavirus che ne ha svuotato tanto gli stadi quanto le casse sociali.
E allora, come direbbe il compianto Antonio Gervaso, la domanda sorge spontanea: chi sarà l’uomo solo al comando che andrà a gestire ed investire questi fondi così fondamentali ed indispensabili per far rialzare la testa al movimento calcio che ad oggi, con 1.355.993 tesserati, 66.492 squadre e 12.449 società, è considerato la terza industria dello Stato con un fatturato di circa 3 miliardi di euro all’anno?
Dati alla mano, la risposta è scontata: Gabriele Gravina. Del resto, il presidente federale uscente avrebbe dalla sua un fattore determinante che gli strizza l’occhio e gioca, straordinariamente, a suo favore: il tempo.
L’assemblea federale elettiva è stata, infatti, convocata il 22 febbraio prossimo, con qualche mese di anticipo sulla data che sembrava ufficiale (marzo, aprile 2022).
Ebbene, con la sosta delle feste e gli spostamenti tra Comuni e Regioni vietati, sembrerebbe quasi impossibile, per un probabile suo avversario (ad oggi nessuno sfidante ha annunciato la sua candidatura) l’inizio di una campagna elettorale “lampo” che sia credibile, partecipata e soprattutto collegiale.
Va tenuto, poi, presente che Gravina, in questi ultimi mesi, ha lavorato alla sua riconferma con grande abilità e discrezione allineando, ordinando e compattando le componenti necessarie alla sua rielezione. E, per usare un termine di moda in questi mesi, i cosiddetti grandi elettori sembrano confermargli la loro fiducia.
A partire dall’Associazione Italiana Calciatori del neo eletto presidente Umberto Calcagno che gli porterà in dote un importantissimo 20%.
A questo si aggiungerà il 10% dell’Associazione Italiana Allenatori che, almeno per due anni, confermerà alla guida Renzo Ulivieri. In questi ultimi giorni anche la Serie A (12%) e la Lega B (5%) si sono espresse in suo favore. Oltre all’Associazione Italiana Arbitri (peso ininfluente del 2%), rimane l’incognita della Lega Nazionale Dilettanti che, forte del suo 34%, potrebbe far sentire la sua voce candidando il presidente uscente Cosimo Sibilia.
A questo punto siamo sicuri di un fatto: Gravina partirebbe con una base molto vicina al 40-45% per cento e quindi, a questo punto, tirando le somme, la tanto bistrattata e criticata Lega Pro con il suo 17% potrebbe risultare fondamentale per l’elezione del nuovo presidente F.I.G.C.
Ma che farà, allora, la Lega Pro? Se è per questo Francesco Ghirelli la sua decisione l’ha già presa da tempo, non l’hai mai nascosta e anzi è stato proprio lui per primo a presentare ed appoggiare il nuovo programma elettorale di Gravina. Gioco, partita, incontro dunque? Un momento.
Prima di cantare vittoria Ghirelli dovrà riconfermarsi alla guida della Serie C, nelle elezioni che si terranno, con tutta probabilità tra la metà gennaio e l’inizio di febbraio. Una rielezione che ai più potrebbe sembrare complicata se consideriamo le grandissime difficoltà di una categoria che tra ripescaggi contestati, fallimenti societari, presidenti a dir poco discutibili, assenza di pubblico, sponsor assenti, mancanza di fondi per mettere le strutture sportive in sicurezza, sta passando ‘a nuttata’ senza certezze sul domani.
Intanto quello che invece sembrano certi sono i nomi dei suoi sfidanti: Luigi Barbiero, Coordinatore della Lega Nazionale Dilettanti, sponsorizzato da Sibilia, e Marcel Vulpis, giornalista free lance con il pallino dell’economia e prestato al calcio. Al momento, tali candidature sono passate sotto un assordante silenzio sia mediatico che elettorale: nessuno dei due sembra, infatti, avere i numeri tanto meno una valida possibilità per spuntarla. A maggior ragione, dopo il recentissimo ed insperato accordo tra Lega Pro e Sky, in cui molti hanno visto dietro la longa manus di Gravina, che nei fatti blinda Ghirelli, gli consegna su un piatto d’argento un’agognata vittoria e gli permette di mettere in cascina quel 17% che potrebbe indicarlo vincitore, addirittura, al primo turno.
La posta in palio è altissima: quello che si insedierà tra poco più di due mesi (22 febbraio) sarà, senza dubbio, il governo del calcio italiano più ricco e rivoluzionario di sempre. Gli toccherà ricostruire, ridisegnare, e realizzare dalle fondamenta la futura architettura del football 4.0 con idee innovative e riforme sempre più pressanti, urgenti e necessarie per riprendere il passo con le altre nazioni europee. La casa delle Nazionali che sorgerà al Salaria Sport Village, e che sarebbe doveroso dedicare a Paolo Rossi, sarà il nuovo fulcro di potere ed il centro operativo unificato per riunire, concentrare e massimizzare idee, progetti, e strategie operative vincenti.
Mai come adesso c’è bisogno di unità, condivisione e senso di responsabilità. Mai come adesso c’è bisogno della figura dei grandi tecnici, dei manager d’esperienza che conoscono bene il campo e sappiano coniugare numeri a uomini. Come diceva un vecchio presidente degli Stati Uniti: il tempo è ora…