Le immagini delle prime vaccinazioni anti-Covid fatte contemporaneamente nei Paesi dell’Unione Europea, rappresentano un grande spot. Confortante e al tempo stesso inquietante. Confortante, perché dietro il V-Day c’è comunque la realtà dell’arrivo dei vaccini che dovrebbero sconfiggere il virus. Inquietante, perché ci dice che siamo finiti tutti in una rete. Come i tonni nella tonnara.
Giorno dopo giorno avanziamo nella “camera della morte” per finire nella tonnara dell’emergenza con cui i governi di tutto il mondo gestiscono la pandemia. A partire da febbraio 2020 gli italiani fanno i conti con i Dpcm, i decreti del premier che impongono ai cittadini forti restrizioni alla libertà di movimento e di azione. Ci possono costringere a casa come se fossimo agli “arresti domiciliari”, e quando scatta la zona rossa, ci dicono perfino quante e quali persone possiamo o non possiamo trasportare con la nostra macchina, quante e quali persone possiamo o non possiamo invitare a pranzo.
Con buona pace della libertà personale, diritto insopprimibile e come tale considerato “inviolabile” dall’articolo 13 della Costituzione, che però in questo caso viene superato dal “diritto alla salute” fissato da un’altra norma costituzionale, l’articolo 32.
Sta di fatto che l’arrivo del Coronavirus ci ha spinto in una tonnara le cui reti sono nelle mani di ministri, burocrati e tecnici. Su tutti i membri del Comitato tecnico scientifico, quel Cts i cui rappresentanti a volte si propongono all’opinione pubblica come membri della Spectre, l’organizzazione segreta contro cui combatteva James Bond in Operazione tuono.
In assenza di un’informazione che faccia il suo mestiere, chi può mettere in discussione i numeri e i tracciamenti del Covid diffusi quotidianamente a reti unificate? E la reale efficacia di questa o quella misura restrittiva? E così continuano a fioccare, senza un dibattito serio, decine di misure che prevedono la compressione della libertà personale e vengono adottate per via amministrativa.