C’è un bellissimo racconto di Dino Buzzati sulla voce dell’anno nuovo che arriva. Dice pressappoco così: ogni anno si preannuncia in modo particolare. Gli astrologi si affannano a prevedere, ma in realtà è tutto molto semplice perché l’anno che verrà ha la voce di un bambino che ride, o che piange, e solo ascoltando la sua voce a mezzanotte si potrà capire ciò che ci riserva il futuro.
Ma ovunque c’è festa, si ride, si balla, si brinda. E anche là dove c’è dolore e tristezza, a volte disperazione, che sia un carcere o un ospedale o un luogo di miseria e desolazione, c’è sempre qualcuno che allo scoccare della mezzanotte dice «buon anno», e rompe il silenzio. Così nessuno mai potrà sapere quello che accadrà nel corso del nuovo anno e sicuramente è meglio così.
Certo, se fosse stato possibile, avremmo sentito un grido di disperazione all’arrivo del 2020, l’anno che avrebbe cambiato radicalmente la vita di tutti noi. L’anno del coronavirus, l’anno del Covid-19, l’anno della pandemia, l’anno del lutto, l’anno della paura, l’anno dell’isolamento, l’anno della frustrazione, ma anche alla fine l’anno del vaccino.
Le pagine dei giornali sono piene in questi giorni di notizie sui vaccini. In Europa c’è stato il ”Vaccine Day” il 27 dicembre. Nel Regno Unito, nonostante il boom di nuovi casi provocati dalla “variante inglese”, si somministrano dosi ormai da quasi un mese. Negli Stati Uniti sono stati vaccinati oltre tre milioni di persone.
Contemporaneamente si procede alle vaccinazioni in Russia e in Cina. Anche a Cuba si sta mettendo a punto un vaccino che sarà distribuito gratis ai paesi più poveri dell’America Latina.
In Italia siamo solo alla somministrazione delle prime dosi, ma già siamo sommersi da valanghe di polemiche, una fra tutte: vaccinarsi sarà obbligatorio? E lo sarà per tutti o solo per i dipendenti pubblici? Potrebbero esserci degli incentivi per chi nel settore privato si sottoporrà alla vaccinazione? Ci sarà un registro dei vaccinati (ipotesi presa in considerazione in Spagna) o verrà rilasciato un “patentino di immunità”?
Come persuadere gli incerti, gli scettici, quelli che hanno paura (ma che cosa c’è di peggio di questo virus che ci isola dagli altri, persino dai nostri cari, ci rende malinconici e ipocondriaci e soprattutto ci rende più poveri, mette in crisi la nostra economia uccidendo intere categorie produttive, penalizzando soprattutto le nuove generazioni). Il vaccino ora è consigliato a tutte le persone adulte, ma se non si dovesse raggiungere la cosiddetta immunità di gregge solo allora potrebbe scattare l’obbligatorietà. Alcuni giuristi già si sono espressi in tal senso.
E ancora: le polemiche sull’organizzazione della vaccinazione di massa. Il calendario: prima il personale sanitario, poi gli ospiti delle Rsa, quelli che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane. Poi i novantenni, gli ottantenni, i settantenni e via via tutti fino ai più giovani forse all’inizio del prossimo autunno, o alla fine del 2021, chissà, le incognite sono ancora tantissime.
Arriveranno in tempi ragionevolmente brevi i vaccini per tutti? Lo slittamento nella produzione di alcune case farmaceutiche dovuto a nuovi imprevisti consentirà di rispettare la tabella di marcia che il ministero della Salute ha delineato? Saremo chiamati uno ad uno a seconda della nostra età anagrafica? Ci si baserà a tal fine sulle Asl e sugli elenchi forniti dai medici di base? Tra un settantenne sano e un sessantenne con patologie chi avrà la precedenza? Ci arriverà una mail, una telefonata, una raccomandata per avvertirci che il nostro turno è finalmente arrivato?
Ma una volta tanto evviva le polemiche, anche quelle più accese, perché parlano di vita e di futuro. Già ci è stato spiegato che dovremo ancora convivere per lunghi mesi con questo virus, che le innumerevoli varianti potranno renderlo più insidioso. Che le mascherine e i disinfettanti ci faranno ancora a lungo compagnia, che dovremo aspettare ancora prima di stringerci la mano o addirittura abbracciarci. Ma c’è una speranza e forse l’anno nuovo avrà una vocina melodiosa. Ma dal chiuso delle nostre case, o affacciati ai balconi e alle finestre il baccano per cacciare il 2020 e accogliere il 2021 sarà forte, e si brinderà ancora di più, anche se in pochi, ma uniti da un unico desiderio e un’unica speranza, che l’anno nuovo ci liberi dal male.