52 aerei e 5500 dipendenti. Praticamente dimezzata, la nuova Alitalia, interamente controllata dallo Stato, decollerà ad aprile in formato bonsai. È quanto risulta dal piano industriale appena presentato da Ita (Italia trasporto aereo), società controllata dal ministero dell’Economia, in seguito alla nazionalizzazione della compagnia aerea rifinanziata dal governo con altri tre miliardi di denaro pubblico.
Il piano industriale approvato dal consiglio di amministrazione ha una prospettiva di cinque anni. Fissa la partenza ad aprile 2021 con 52 aerei (meno della metà di quelli attuali) per salire gradualmente di anno in anno fino ad arrivare a 110 nel 2025. Stesso discorso per i ricavi. Si parte dai 921 milioni previsti alla fine di quest’anno per raggiungere l’obiettivo dei 3,4 miliardi fissati per il 2025. E se i dipendenti necessari per la flotta iniziale di 52 aerei sono circa 5500, contro gli attuali 11000, nel 2025 dovrebbero diventare, sempre stando a quanto previsto dal piano, circa 9500.
Ma a leggere queste cifre, e a rileggere la storia di tutti i tentativi di rilancio falliti negli anni scorsi quando non c’era nemmeno il Covid, qualche dubbio è legittimo.
Intanto nessuno sa quando la pandemia allenterà la sua morsa e, quindi, nessuno può prevedere seriamente i tempi di ripresa del trasporto aereo. Comunque sia, immaginare di affrontare una ripresa dei voli con una compagnia in formato bonsai sembra decisamente irrealistico.
Si è sempre detto che il grande problema dell’Alitalia era la sua fragilità sul lungo raggio, quello che rende di più e consente di portare i bilanci in attivo. Ora, con la compagnia-bonsai la situazione è destinata addirittura a peggiorare. Piano industriale alla mano, i voli intercontinentali praticamente scompariranno. Infatti la nuova Ita vede gli aerei destinati al lungo raggio passare dai 26 attuali a 6, con una riduzione di capacità nei voli intercontinentali del 70 per cento.
Ita, però, affida la crescita della nuova Alitalia a una “partnership strategica” con una grande compagnia aerea internazionale da realizzarsi nel 2022. E così, come nel gioco dell’oca, si torna al punto di partenza. Cioè alla tedesca Lufthansa, che da almeno quattro anni si dice pronta a rilevare Alitalia, ma a condizione di una pesante ristrutturazione per poterla trasformare in una sua sussidiaria. Insomma, in una piccola compagnia regionale che, guarda caso, assomiglia come una goccia d’acqua alla nuova Alitalia formato bonsai messa in piedi da Ita.