Il 6 gennaio 2021 resterà un giorno indimenticabile per gli Stati Uniti e per le democrazie occidentali. Le foto dell’assalto al Congresso Usa sono da colpo di Stato. In una si vedono degli agenti, pistole in pugno, che difendono l’ingresso dell’aula del Senato dall’irruzione dei manifestanti, l’ala estremista dei sostenitori trumpiani.
I dimostranti avevano tentato di occupare il Parlamento di Washington per impedire la proclamazione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti d’America e, per qualche ora, ci sono riusciti. Poco prima Donald Trump aveva incitato l’ala dura dei suoi fans alla sommossa: Biden «è un presidente illegittimo». Poi, dopo l’assalto al Campidoglio, aveva aggiustato il tiro: «Questa elezione ci è stata rubata, ma ora andate a casa…Siate pacifici». Aggiungeva conciliante: «Il mio obiettivo ora è di assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata» il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Biden nella Casa Bianca. Ma i toni moderati del presidente uscente sono durati poco. Successivamente è andato di nuovo sul piede di guerra: «Non andrò all’Inaugurazione del 20 gennaio».
Biden, votato presidente degli Usa nelle elezioni del 3 novembre, fa di tutto per sanare le “ferite”: ha rivolto un appello all’unità e alla concordia a una America spaccata in due. Tuttavia non è stato tenero verso l’assalto al Congresso Usa: la democrazia è sotto un attacco «senza precedenti» perché non si è «mai visto in passato un assalto contro i rappresentanti del popolo». Si tratta di un attacco «allo stato di diritto» e «questo non è dissenso. È disordine, è caos, confina con l’eversione». Ora «l’America deve reagire. Quando è troppo è troppo».
L’assalto al Congresso Usa di migliaia di manifestanti sì è concluso in maniera drammatica: 5 morti e una ferita gravissima alla democrazia americana. I manifestanti della estrema destra statunitense, abbigliati anche in modo variopinto come una pelle di bisonte, hanno sfondato i cordoni della polizia e hanno occupato perfino l’assemblea del Senato e della Camera dei rappresentanti, i simboli più alti della sovranità popolare, sedendosi sui seggi dei parlamentari.
Trump ha creato una atmosfera incandescente, alimentando il fuoco di una insurrezione. Per due mesi si è scagliato contro Biden e i democratici parlando di «brogli» e di «elezioni rubate».
Non ha accettato la vittoria di Biden decretata dagli elettori e ancora adesso stenta a farlo, il suo è un sì a metà verso l’insediamento del nuovo presidente. È un comportamento dai tratti eversivi verso le istituzioni democratiche così che i democratici e anche molti repubblicani, uomini dello stesso partito di Trump, stanno proponendo vari sistemi per destituirlo prima della fine del suo mandato, che scadrà il 20 gennaio.
Trump è un bellicoso sovranista, un nazionalista che ha accarezzato le paure e le insicurezze del ceto medio americano: i lavoratori bianchi particolarmente colpiti dai contraccolpi della globalizzazione che ha portato disoccupazione e precarizzazione. Ha raccolto, in particolare, le simpatie dei razzisti e degli antisemiti americani con le sue campagne contro gli immigrati. Nei prossimi anni, probabilmente, non scomparirà dalla scena politica. Il miliardario che nel 2016 conquistò la Casa Bianca con lo slogan “America first”, prima l’America, probabilmente farà l’anti papa. Dalla sua residenza in Florida nella lussuosa villa a Mar-a-Lago di Palm Beach probabilmente farà il controcanto alla politica di Biden, il legittimo papa abitante nella Casa Bianca. Biden, l’uomo che ha battuto Trump anche per la mobilitazione organizzata contro il Coronavirus, come prima battaglia punta sulla vaccinazione di massa schierandosi contro ogni scetticismo populista.