Cade o non cade? L’incertezza sulla sorte del governo è fortissima. Renzi, però, si dichiara “un patriota”. Matteo Renzi spiazza tutti con una mossa stupefacente. Ha la certezza che il governo Conte due non abbia più la maggioranza al Senato, ma aggiunge: «Io sto dalla parte dell’Italia, sono un patriota». A sorpresa riapre la porta del dialogo con il presidente del Consiglio, chiusa bruscamente appena pochi giorni fa facendo dimettere i suoi compagni di Italia Viva dall’esecutivo giallo-rosso.
Si rivolge soprattutto a Conte e al segretario del Pd Zingaretti. Conferma di essere ormai fuori dalla maggioranza ma da senatore continuerà «a sostenere l’Italia sulle cose che condivido e a votare contro le cose che non condivido» per impedire la vittoria del sovranismo di Salvini. Ipotizza perfino un’astensione nel voto di fiducia sul governo alla Camera e al Senato. Al Corriere della Sera difatti ha precisato: «Credo che sia la scelta più saggia». Insomma con un piede è fuori della maggioranza e con l’altro dentro.
Il leader di Italia Viva ribadisce tutte le durissime critiche al presidente del Consiglio: l’immobilismo sulle scelte economiche e la volontà di accentrare tutte le decisioni nelle sue mani su una linea dei «pieni poteri». Ma ora sembra temere le elezioni politiche anticipate, sembra aver paura dell’intenzione di Conte di affrontare le urne varando una sua lista che potrebbe raccogliere consistenti consensi. Dini e Monti, anche loro due presidenti del Consiglio senza un partito alle spalle, si presentarono alle elezioni politiche e raccolsero parecchi voti spendendo soprattutto l’immagine di inquilini di Palazzo Chigi.
Il timore sembra aver fatto breccia anche nel Pd e nel M5S. Italia Viva teme il voto perché naviga in pessime acque (i sondaggi le assegnano appena il 2% dei voti). Stesso discorso vale per i cinquestelle in disfacimento e per i democratici in apnea. Sarà un caso ma Zingaretti e Di Maio adesso usano toni cauti mentre prima sentenziavano un secco “mai più con Renzi”.
Comunque i “responsabili” sono sempre pronti a scendere in campo lasciando la trincea dell’opposizione, anche se nella veste più nobile di “costruttori”. Il nuovo nome è stato mutuato dal discorso di Capodanno di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica, parlando dell’emergenza sanitaria Covid-19 e di quella economica, aveva ammonito: «Questo è il momento di costruttori».
Molti ex cinquestelle ed ex berlusconiani se si votasse ora difficilmente sarebbero rieletti, così sarebbero pronti ad aiutare Conte. Ma anche molti parlamentari del M5S e di Forza Italia rischiano grosso in caso di urne anticipate. Stesso discorso vale per i deputati e i senatori del Pd e, soprattutto, di Italia Viva.
Clemente Mastella, politico navigato della Prima e della Seconda Repubblica, ora sindaco di Benevento, sa annusare in anticipo l’aria. A fine dicembre indicò come vincente la carta dei “responsabili”: «Sono come i vietcong, spunteranno fuori all’ultimo momento». Poi, negli ultimi giorni è diventato più pessimista dopo la sortita del “patriota” Renzi. Comunque la senatrice Sandra Lonardo, moglie di Mastella, ha annunciato: «Voterò la fiducia».