Uno scudo di Stellantis per proteggere le fabbriche italiane ex Fca. Carlos Tavares, già alla guida di Psa, smentisce le paure dei lavoratori e dei sindacati italiani. Rassicura le fabbriche tricolori ex Fca: «Per l’Italia la buona notizia è che Stellantis farà da scudo, da protezione per alcuni stabilimenti, non rappresenta un rischio». L’amministratore delegato di Stellantis, subito dopo la formalizzazione della “fusione paritaria” tra il gruppo Peugeot e Fiat Chrysler Automobiles, ha voluto conoscere personalmente gli impianti italiani.
Ha lasciato la sua sede operativa di Parigi per un viaggio in Italia. Il 20 gennaio ha visitato Mirafiori (la culla della Fiat), il 21 Melfi (l’impianto più avanzato e produttivo con le Jeep e la 500 X), il 22 Cassino (lo stabilimento in forte crisi per le vendite dell’Alfa Romeo in picchiata). Accompagnato da John Elkann, passato dalla presidenza di Fca a quella di Stellantis (la famiglia Agnelli è il socio di maggioranza relativa con il 14,4% delle azioni), ha voluto conoscere gli impianti, parlare con i lavoratori, discutere con i sindacati.
I timori italiani sono forti: Stellantis favorirà la Francia, politicamente ed economicamente più forte del nostro paese? Nel nuovo gigante dell’auto, che vede anche la presenza come azionista del governo francese ma non di quello italiano, prevarranno gli interessi di Parigi?
Tavares, conscio di queste paure, ha parlato di uno scudo di Stellantis per l’Italia. Ha ribadito: «Il nostro impegno per la fusione è non chiudere nessuno stabilimento produttivo» e «salvaguardare tutti i posti di lavoro». Non era così scontato. C’è chi temeva che l’impegno per l’occupazione valesse soprattutto per la parte francese del nuovo colosso dell’auto nato dal matrimonio tra Fca e Psa, il quarto gruppo del mondo con oltre 8 milioni di vetture prodotte ogni anno.
La paura c’era e c’è perché molte fabbriche italiane sono in affanno, il ricorso alla cassa integrazione è alto. Mirafiori produce la Fiat 500 elettrica e aspetta altri modelli, Cassino lavora ad appena il 15%-20% della capacità produttiva. Giulia e il Suv Stelvio, i due modelli del Biscione, non vanno bene. Soprattutto l’Alfa Romeo Giulia ha subito un crollo nelle vendite. Altri modelli non sono arrivati e solo adesso partirà a Cassino la produzione del nuovo Suv della Maserati: Grecale, costruito anche nella versione elettrica.
Tavares ha giudicato i modelli Alfa di Cassino di buona qualità ma penalizzati da una commercializzazione non calibrata. Ha annunciato un rilancio dell’Alfa Romeo e della Maserati finite in brutte acque per il mancato arrivo dei nuovi modelli promessi: «Va riconosciuto il valore altissimo di questi brand iconici. Faremo valutazioni per capire come sostenere la loro crescita e rimedi redditizi». Il nuovo timoniere di Stellantis non ha dato particolari sul futuro piano industriale, ma ha fatto capire che una parte dei 5 miliardi di euro frutto delle sinergie prodotte dalla fusione andranno in investimenti sui marchi del Biscione e del Tridente. A Cassino dovrebbe arrivare un altro modello di alta gamma dopo il Grecale.
In qualche modo Tavares sembra voler riprendere e realizzare il piano di Sergio Marchionne per l’Italia: assicurare la vita e l’occupazione nelle fabbriche della Penisola puntando sui marchi premium.
Nel 2017 l’allora amministratore delegato di Fca annunciò: «Dal 2020 in Italia il gruppo avrà solo produzioni premium, coi marchi Alfa Romeo e Maserati». Motivò la scelta: «La nostra strada per vivere nella globalizzazione è nella creazione di marchi globali come Jeep e marchi iconici premium come Alfa e Maserati». Purtroppo non andò così. Marchionne morì improvvisamente nel luglio 2018. Gli investimenti di Fca andarono soprattutto per la Jeep e per le fabbriche americane del gruppo, le vendite del Biscione e del Tridente (i modelli sono costruiti a Grugliasco) sono crollate al lumicino.
Tavares ha già compiuto un miracolo: ha salvato Peugeot e Citroen dal fallimento puntando su qualità, innovazione e competitività. Ha inglobato la Opel nel gruppo Psa tutelando l’occupazione. Ora si ripropone il problema dei tanti marchi diversi da riorganizzare e da integrare evitando i rischi di sovrapposizioni produttive. Una prima risposta ci sarà quando presenterà il primo piano industriale di Stellantis.