La “guerra dei vaccini” anti Covid, preannunciata dall’anno scorso, è scoppiata. Gli Stati Uniti hanno tre grandi multinazionali dalle dimensioni gigantesche: Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson-Janssen. Le prime due hanno già cominciato a produrre e a vendere i loro vaccini dalla fine del 2020, la terza presto scenderà in pista. Il nuovo presidente americano Joe Biden ha posto la lotta al Coronavirus in cima al suo programma di governo.
La cinese Sinopharm fa altrettanto da prima dei concorrenti americani. La russa Rdif preme sull’acceleratore con il vaccino Sputnik V, lo stesso Vladimir Putin un anno fa è sceso in campo al suo fianco. La britannica AstraZeneca alza con forza la bandiera del Regno Unito.
La “guerra dei vaccini” è in pieno svolgimento. La torta del mercato mondiale si va dividendo in quattro grandi fette. Le case farmaceutiche statunitensi vendono miliardi di dosi ai connazionali e agli alleati occidentali (Europa, Canada, Messico, Giappone, Corea del Sud). Le aziende cinesi, oltre all’enorme bacino del Dragone, conquistano i paesi più poveri (l’Africa, parte dell’Asia e dell’America Latina). La società farmaceutica di Mosca, fortissima sul mercato interno, domina negli Stati dell’ex Asia centrale sovietica e dell’Europa orientale. La multinazionale britannica vende dosi nel Regno Unito, in Europa, negli Usa e nell’India.
L’Unione Europea, invece, ha fatto flop. Non ha più un vaccino proprio da quando Londra, dal primo gennaio 2021, ha detto addio alla Ue. La casa farmaceutica francese Sanofi è indietro nella sperimentazione e il suo vaccino, forse, arriverà alla fine del 2021. L’italiana Reithera è ancora impegnata nella sperimentazione del suo vaccino nella fase 1 e ha ancora molta strada da percorrere per giungere alla 3.
I 27 paesi dell’Unione Europea contendono il tragico primato statunitense di oltre 400 mila morti. Soltanto in Italia, Francia, Spagna, Germania e Polonia si contano 300 mila decessi, eppure ancora manca un vaccino Ue. «Siamo in guerra» disse 10 mesi fa Emmanuel Macron. La terribile affermazione del presidente della Repubblica francese si è avverata per l’ecatombe di morti e per la devastazione sociale ed economica, lui stesso si è ammalato. Però l’Europa è disarmata, non ha ancora un suo vaccino, “corre” in salita. Così la francese Sanofi il 26 gennaio ha raggiunto un accordo con la Pfizer e la tedesca BioNTech, artefice del vaccino assieme alla multinazionale statunitense, per “aiutare” la produzione a soddisfare la domanda delle nazioni europee.
È un enorme problema sanitario. È emerso con clamore a metà gennaio quando l’americana Pfizer e la britannica AstraZeneca hanno annunciato tagli nelle consegne contrattate di vaccini alla Ue (Italia compresa). Ma è anche un gigantesco problema economico: più ritarda la vaccinazione di massa per arrivare all’immunità di gregge e più crolla il sistema produttivo e l’occupazione.
È, infine, un importante problema geopolitico. Chi avrà la supremazia sanitaria, quella del vaccino, avrà l’egemonia politica ed economica sul mondo. Già prima della pandemia il dominio del pianeta era una partita a due, tra Washington e Pechino. Ora ancora di più Bruxelles rischia di perdere altre posizioni, finendo con l’assumere un ruolo di alleato ancillare di una delle due superpotenze.