Grazie a una “talpa” che opera all’interno di un Grande Telegiornale di Stato, siamo entrati in possesso di dieci note di servizio riservate di un Grande Direttore indirizzate ai suoi Giornalisti.
Prima nota di servizio: evitare, nei “talk” da noi curati, dopo una serie di interventi “seri” (purtroppo seriosi, e “seriali”), di “alleggerire” gli stessi con “show” (vale a dire note che vorrebbero essere comiche), apparizioni di improbabili personaggi che vorrebbero strappare un sorriso. È l’ammissione che il bla-bla appena propinato è noioso, o comunque annoia. Un po’ come un tempo i francesi, che si profumavano per coprire la puzza, o le salse elaborate di certi chef per celare l’inconsistenza delle loro portate. Tener presente che comunque a far ridere spesso ci pensano gli ospiti “seri”. Non ci si riferisce ai “facchini” e alle vajasse professionali (con rispetto per facchini e vajasse veri). Quelli e quelle sono “solo” noiosamente noiosi.
Seconda nota di servizio: tutti i politici interpellati si producono in spot su quello che occorre fare. Ogni tanto, con ferma educazione, il giornalista provi a domandare perché non lo si è fatto e che cosa si aspetta a farlo. Nel caso, è autorizzato a obiettare: «Lei non ha risposto alla domanda».
Terza nota di servizio: sospendere per una settimana lo stipendio del conduttore che si è congedato dall’esperto invitato a parlare di pandemia con un «A risentirci prof.!». Non è segno di ammiccante giovanilismo. È sintomo solo di cretinismo e maleducazione.
Quarta nota di servizio: sospendere per una settimana lo stipendio agli inviati che usano indossare, quando sono in onda, uno zainetto; non fa tanto “inviato”, quanto reduce da camping. Soprattutto quando non si parla da una jungla, ma dalla piazza centrale di una capitale europea.
Quinta nota di servizio: spiegare con parole semplici ma ferme e decise che prima di andare in onda è opportuno, per elementare rispetto del pubblico, togliersi di dosso tovaglie, tuniche e pigiami. Evitare anche di esibire con ostentazione simboli politici e religiosi. Nel caso si persista con questa deplorevole abitudine, rimuovere dal video.
Sesta nota di servizio: avvalersi dei consigli e della collaborazione dei montatori, così da evitare di mostrare in servizi della durata di un minuto e trenta secondi personaggi come il segretario della Lega Matteo Salvini con tre cravatte diverse, e poi con il colletto della camicia aperto. Neppure fosse Fregoli.
Settima nota di servizio: informarsi dell’esatto stato di salute della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. In un servizio di un minuto e trenta secondi viene mostrata due volte con le stampelle, una con un bastone, una, infine che cammina disinvolta. Urge decidersi.
Ottava nota di servizio: se si annuncia per i giorni a venire abbondanti nevicate, e sui litorali, mare particolarmente mossi, evitare di mostrare strade e città già innevate, e violente mareggiate. Si tratta di Pre/Visioni?
Nona nota di servizio: ricordare a conduttrici e conduttori che il loro annuncio «… e ora ci colleghiamo in diretta» è una stupidaggine. Ci si collega sempre “in diretta”. Non esiste il collegamento “in differita”.
Decima nota di servizio: sospendere per un mese lo stipendio del giornalista che ha realizzato un servizio su Mario Draghi e il suo buen retiro a Città della Pieve, e ha pensato bene di intervistare le locali suore clarisse chiedendo loro se «pregano per Draghi». Per due mesi va sospeso lo stipendio di chi ha vistato il servizio e autorizzato la sua messa in onda.
Ovviamente non esiste alcuna nota di servizio del tipo di cui si è scritto. Non esistono, non sono esistite, non esisteranno mai (purtroppo). Però sarebbe bello ci fossero, per sanzionare quello che un po’ tutti i giorni ci viene propinato dalle televisioni pubbliche e private; e sarebbe bello che ci venisse invece risparmiato.