Giuseppe Conte trova lavoro, un lavoro molto difficile: impedire il disfacimento del M5S. L’incarico gli è stato offerto da Beppe Grillo all’Hotel Forum e l’ex presidente del Consiglio si è riservato di accettare.
Conte non è mai stato iscritto al M5S e finora si era sempre rifiutato di farlo, ma all’inizio di febbraio aveva dato un segnale di disponibilità a cercare di salvare il salvabile: «Io ci sono e ci sarò». I pentastellati sono in picchiata da tre anni: 32% dei voti nelle elezioni politiche del 2018, 17% nel voto europeo del 2019, 15% nei sondaggi di questi giorni.
Il governo non ha fatto bene ai grillini e il sì all’esecutivo Draghi ha dato un ulteriore colpo al disfacimento del M5S: 15 senatori e 21 deputati sono stati espulsi per aver votato no alla fiducia a Draghi. Alessandro Di Battista e molti attivisti hanno annunciato il loro addio per il sostegno al ministero guidato dall’ex presidente della Bce. Lo considerano “un tradimento” delle originarie battaglie contro le élite, contro la Ue, contro l’euro. Il ministero della Transizione ecologica, chiesto da Grillo e realizzato dal presidente del Consiglio, è giudicato uno “zuccherino”.
Di qui l’appello di Grillo a Conte per impedire la frana. Anzi, per guidare un rilancio sulla parola d’ordine della “transizione ecologica-sostenibile”. Il comico genovese ha incontrato l’ex presidente del Consiglio il 28 febbraio sulla terrazza dell’Hotel Forum, l’albergo nel quale risiede abitualmente a Roma. Al vertice riservato hanno partecipato una decina di big pentastellati, tra i quali Di Maio e Crimi, gli ultimi due capi politici, ma David Casaleggio, tiepido verso Draghi, non si è visto.
Guidare il M5S, anzi rifondarlo. Grillo sembra che abbia fatto di tutto per convincere l’”avvocato del popolo” ad accettare e l’interessato si sarebbe preso una settimana per riflettere e dare una risposta definitiva.
Grillo si è presentato al vertice con un casco da astronauta, non si sa se per paura del Covid o per avere un ulteriore scusa per non rispondere ai giornalisti. Dopo il vertice all’Hotel Forum si è limitato a scrivere sul blog: «Ora è arrivato il momento di andare lontano». Qualcosa in più ha detto Di Maio: «Giuseppe Conte ha raccolto il nostro invito a elaborare nei prossimi giorni un progetto rifondativo e di rilancio dell’azione del M5S».
Come? O come capo unico, come presidente, o come guida di una segreteria collegiale (nei giorni scorsi gli iscritti si erano pronunciati per la nascita di un direttorio di 5 persone). Potrebbe cambiare lo statuto dei cinquestelle o, addirittura, potrebbe nascere un nuovo movimento rifondato. Di Maio, dando il disco verde al governo Draghi, aveva delineato questa seconda ipotesi: «Questo per noi è un nuovo inizio», i cinquestelle «scelgono di essere finalmente e completamente una forza moderata, liberale». Sembra la formula di quando Silvio Berlusconi, un tempo vituperato, fondò Forza Italia.
È un triplo salto mortale contestato da Di Battista e dall’ala antagonista del Movimento perché metterebbe definitivamente la parola fine all’identità e allo spirito rivoluzionario, populista anti sistema di qualche anno fa.