Vaccini anti Covid per tutti, pugno duro con le multinazionali farmaceutiche inadempienti, cominciando da AstraZeneca. Mario Draghi fa il suo primo blitz da presidente del Consiglio prendendo di mira l’AstraZeneca. L’ex presidente della Bce ha proposto all’Unione europea di bloccare l’esportazione di 250.000 dosi di vaccino AstraZeneca dirette in Australia.
Il governo italiano ha motivato la mossa con la «penuria di dosi» e la commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha approvato la proposta. Anche il New York Times ha sottolineato la novità titolando: «L’Italia disperata blocca l’esportazione dei vaccini destinati all’Australia».
In senso stretto il blocco dell’esportazione in Australia (che ha un livello di contagi bassissimo) è di scarso rilievo perché 250.000 dosi sono un numero molto limitato, ma il significato politico dell’iniziativa è altissimo. È un segnale della volontà dell’Europa di voler reagire al massiccio taglio delle consegne operato dalle case farmaceutiche internazionali rispetto agli accordi sottoscritti. E AstraZeneca è la società che ha effettuato pesantissime riduzioni alle forniture pattuite.
Ora anche Pfizer e Moderna, i due colossi farmaceutici americani, sono avvertiti. Bruxelles potrebbe varare altre iniziative, anche legali (come la richiesta di rimborso dei danni) per i tagli sulle spedizioni di vaccini. È passata la linea Draghi: la linea inedita del sovranismo europeo.
Non è stata del tutto una sorpresa. Il presidente del Consiglio, nel vertice europeo in videoconferenza tenuto a fine febbraio, aveva sostenuto la necessità di battere i pugni sul tavolo contro le inadempienze delle multinazionali farmaceutiche.
L’emergenza sanitaria è pesante in tutta Europa. I vari paesi dell’Unione europea stanno praticando lockdown a catena per ridurre il tragico numero di morti e di contagiati. Solo in Italia il Coronavirus ha causato quasi 100.000 morti e 3.000.000 di “positivi” in poco più di un anno.
Draghi vuole realizzare una vaccinazione di massa della popolazione cercando anche di produrre le dosi in Italia. L’idea è di colmare il deficit negli approvvigionamenti dall’estero. L’obiettivo è di effettuare fino a 700.000 vaccinazioni al giorno per arrivare all’immunità di gregge già nell’estate. Il traguardo è di mettere «in sicurezza l’Italia» sul piano sanitario; senza questo passaggio non può ripartire l’economia, l’occupazione, la serenità sociale.
Draghi è abituato alle sfide difficili. Da presidente della Bce, nel luglio 2012, salvò la moneta unica europea dal collasso annunciando di essere pronto «a fare qualsiasi cosa per preservare l’euro». Vinse la sfida, sconfisse sia la speculazione internazionale sia la potentissima Bundesbank (la banca centrale tedesca si opponeva alla sua ricetta dell’acquisto massiccio dei titoli del debito pubblico dei paesi di Eurolandia, in testa quelli più deboli).
Il presidente del Consiglio «convintamente» europeista e atlantista, ostile al sovranismo nazionale, ora lancia una nuova sfida alle case farmaceutiche mondiali: prima l’Europa. E si porta dietro nella battaglia Bruxelles. È un inedito Draghi sovranista europeo. Un Draghi in competizione con il sovranista nazionale Salvini.