Capitalismo buono contro capitalismo cattivo. E se quella del premier Mario Draghi capofila dell’economia sociale che frena gli istinti animali del capitalismo fosse soltanto una leggenda? Visto che l’ex governatore della Bce è arrivato a Palazzo Chigi da poche settimane, è ancora presto per definirne il ruolo e per capire come stanno veramente le cose.
Da un lato, c’è la sua biografia: dagli studi universitari con Federico Caffè (teorico dell’economia sociale) fino al ruolo esercitato a Francoforte, con la svolta imposta alla Bce che, sotto la sua guida, ha cominciato a inondare l’Europa di euro, evitando il fallimento dei paesi più deboli dell’Unione. Dall’altro, c’è il fatto che Draghi è pur sempre un banchiere formatosi negli Usa che ha cominciato la sua carriera con un passaggio (anche se breve) nella Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo.
Arrivato a Palazzo Chigi in seguito alla caduta del governo giallorosso guidato da Conte, a un devastante terremoto politico e al suicidio di un’intera classe politica, l’ex Governatore è stato chiamato da Mattarella per affrontare la grande emergenza della pandemia e il Recovery plan. Cioè la messa a punto dei progetti industriali che consentiranno all’Italia di incassare la pioggia di miliardi stanziati dall’Ue per la ripresa economica.
Il problema è che, muovendo i suoi primi passi sul Covid e sul “Next generation eu”, Draghi ha dato due segnali esattamente opposti. Mostrando il coraggio, che gli viene ovunque riconosciuto, è andato alla guerra contro le multinazionali dei vaccini che stanno tagliando le dosi da consegnare all’Ue per venderle a prezzo più alto a paesi extraeuropei. Si è detto e scritto che nei contratti (capestro) firmati da Bruxelles con i produttori non erano previste penali in caso di ritardi nelle consegne. Quindi, ci sarebbe poco da fare.
Questa la linea difensiva adottata dalla Commissione europea e puntualmente registrata dai media senza alcun tentativo di approfondire la questione. Ma se è vero che oggi è difficile portare in tribunale le multinazionali dei vaccini per violazione contrattuale, c’è sempre la possibilità di citarle per danni. E, trattandosi di una catastrofe planetaria, i danni da quantificare sarebbero enormi.
Arrivato al suo primo vertice europeo da premier di un paese Ue, Draghi ha quindi chiesto ai colleghi e alla Commissione di reagire immediatamente al taglio delle consegne dei vaccini con un atto di guerra. Detto, fatto. Palazzo Chigi, con la benedizione della Commissione Ue, ha quindi bloccato 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca prodotti nello stabilimento di Pomezia e pronti ad essere esportati in Australia. E siamo al “capitalismo buono”.
Ma subito dopo, sul Recovery Plan è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo italiano aveva arruolato la McKinsey, colosso Usa della consulenza, con interessi in tutto il mondo e un passato che ne fa uno dei grandi snodi del capitalismo globale.
La risposa del ministero dell’Economia alle critiche piovute da più parti politiche è arrivata con una nota. Per sostenere che si tratta solo di un’assistenza senza alcun ruolo decisionale e politico. Insomma, quello dei consulenti americani sarebbe soltanto un “supporto tecnico”, reso necessario dal ritardo dell’Italia alle prese con i tempi ormai strettissimi (il mese prossimo) imposti dall’Ue per la presentazione di progetti a cui sono legati più di 200 miliardi di fondi europei. Vero? Falso? Per saperlo bisognerà aspettare fine aprile e leggere che cosa sarà stato scritto nelle carte inviate da Palazzo Chigi a Bruxelles.