I Quaderni di Arcipelago, il periodico con cadenza annuale dell’Associazione Culturale Arcipelago, presenta ogni anno articoli e saggi di archeologia, storia, storia dell’arte, cinema e fotografia. La rivista si autofinanzia con l’apporto degli iscritti e tutto il denaro che non si utilizza per la pubblicazione è donato all’aiuto per la ricerca sul cancro. Ogni anno pubblichiamo sulle nostre pagine i documenti che attestano il versamento.
Tra gli autori degli articoli figurano eminenti archeologi, storici dell’arte, giornalisti ed esperti negli argomenti trattati. I soci si riuniscono ogni anno, il secondo venerdì del mese di dicembre, per presentare la rivista e annunciare gli argomenti che saranno trattati nella futura edizione. Tra gli articoli del 2020 spicca uno scritto inviato da Flavia Calisti, un’archeologa italiana, studiosa delle religioni, che lavora al Louvre di Parigi: Pompei al Grand Palais è il saggio su una mostra multimediale dedicata alla città sepolta dal Vesuvio. Il racconto della nostra collega spiega come questa mostra abbia avuto il successo che meritava, anche grazie al grande risalto dato all’avvenimento, con manifesti che tappezzavano il metrò di Parigi e riviste di settore con pagine che davano ampio spazio alla mostra. Tutto questo nonostante l’emergenza Covid.
In un altro articolo, Anna Maria Reggiani, archeologa – Già direttore generale delle Antichità e direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici per l’Abruzzo – ci ha mandato uno scritto dal titolo: Architettura adrianea in Tunisia e il Tempio delle Acque, dove ci racconta, con dovizia di particolari, le tante tracce romane presenti in quel Paese nord africano.
Tra i tanti articoli pubblicati ha avuto un largo consenso il settore dedicato al cinema, con una dettagliata ricostruzione del film di Giuseppe Tornatore: “La leggenda del pianista sull’oceano” .
«Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…Era tutto molto bello su quella scaletta…ed io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema. Non è quello che vidi che mi fermò. È quello che non vidi… In quella sterminata città c’era tutto, tranne la fine».
Con questa citazione, la brava scrittrice Titti Di Vito apre il suo brano dedicato al film del regista siciliano che si è aggiudicato il premio David di Donatello per la regia, oltre a vari premi per le musiche, sceneggiatura, costumi e scenografia.
Per finire ci piace segnalare un articolo scritto dal giornalista Giorgio Moscatelli su un piccolo Paese della Valle dell’Aniene dal nome curioso: Saracinesco. Un piccolo centro urbano che conta 170 abitanti, situato su uno sperone di roccia dei monti Ruffi. Il borgo, nato sul finire del primo millennio, quando il territorio dell’odierno Lazio era meta di scorribande saracene, avrebbe preso il nome dagli “Antichi padri” arabi. L’autore descrive con dovizia di particolari le vie e le piazze, costruite sulle antiche tracce dell’insediamento di stile orientale.