Il Covid contagia anche le urne. Tutti i sondaggi elettorali confermano che la sorte dei partiti e dei leader politici di mezza Europa dipende ormai soprattutto dalle strategie messe in campo per contrastare la pandemia.
Il crollo della CDU alle ultime regionali in Germania appare – per esempio – strettamente legato alle grandi proteste contro la Cancelliera per le dure chiusure imposte al Paese, per il preoccupante andamento dei contagi e per la lentezza delle vaccinazioni.
Stesso legame con il Coronavirus in Inghilterra, dove il primo ministro Boris Johnson è stato appena risuscitato politicamente dal successo della vaccinazione di massa che sta piegando la pandemia.
Chi invece sembra pronto per la terapia intensiva è il presidente francese Emmanuel Macron, appena costretto ad andare in tv per un “discorso alla nazione”, in cui ha dovuto annunciare che – vista la drammatica situazione – la Francia resterà chiusa per tutto aprile. Una mossa tardiva. Con i contagi alle stelle, le terapie intensive al collasso e le vaccinazioni che avanzano a passo di lumaca.
Tra meno di due mesi i francesi saranno chiamati a votare per le elezioni amministrative in quasi 35 mila Comuni. Sarà un test decisivo per En Marche, il partito fondato da Macron. Stando ai sondaggi, la fallimentare strategia contro il Covid dell’ex enfant prodige della politica francese, adesso mette in pericolo anche le presidenziali del 2022 e la conferma all’Eliseo.
E l’Italia? Essendo un premier tecnico senza un partito, Mario Draghi non deve temere le elezioni. Ma il suo futuro dipenderà comunque dall’esito del piano per la vaccinazione di massa che ha messo in campo. Chi invece deve temere il peso del Coronavirus nelle urne è Matteo Salvini. Il leader leghista rischia di pagare a caro prezzo la disastrosa gestione delle misure contro la pandemia fatta dal governatore Fontana in Lombardia, la regione-simbolo della Lega.