Draghi «fuoriclasse» secondo Giancarlo Giorgetti. Un «asso» secondo Enrico Letta. Ma sia il ministro leghista dello Sviluppo economico sia il segretario del Pd forse non hanno fatto i conti con il Coronavirus.
Se il presidente del Consiglio non riuscirà a sconfiggere il virus il «fuoriclasse» finirà impallinato. Mario Draghi ne è pienamente consapevole, non a caso considera la lotta al Covid-19 la priorità del suo governo di unità nazionale: prima la sconfitta della pandemia, poi le riforme. Punta ad accelerare al massimo le vaccinazioni di massa: l’obiettivo è di raggiungere 500.000 vaccinati al giorno ad aprile in modo da conseguire l’immunità di gregge entro luglio. Ha avvertito: solo «con i vaccini riparte l’economia» perciò «vogliamo la massima velocità possibile».
Le vaccinazioni (nonostante alcune diffidenze verso AstraZeneca) hanno subito un’impennata: oltre 11.000.000, quasi 3.500.000 persone hanno ricevuto sia la prima sia la seconda dose. Ma la curva dei contagi cala lentamente: si contano 300-400 morti e circa 20.000 nuovi infettati al giorno. In tutto l’Italia piange più di 110.000 decessi dal febbraio 2020. Di qui la decisione di mantenere severe misure restrittive: Italia chiusa a Pasqua; ad aprile la Penisola sarà ancora “zona rossa” (alto numero di contagi) o “zona arancione” (consistente livello di infezioni).
A chi come Salvini reclama di riaprire tutte le attività (dai ristoranti alle palestre), Draghi ha risposto pragmaticamente: volentieri, ma «dipende dai dati». Per ora le persone capiscono ma il malessere sociale cresce tra chi ha dovuto chiudere il negozio, va avanti “a singhiozzo”, ha perso il lavoro. Turismo, ristorazione, spettacolo, commercio, artigianato, sport sono i settori più devastati dalla pandemia.
Le proteste, alle volte anche violente, vengono da due fronti diversi: da chi vuole riaprire a tutti i costi e da chi contesta i vaccini (a Brescia sono state lanciate due bottiglie incendiarie contro un centro di vaccinazione, un analogo episodio si è verificato giorni fa a Roma contro il portone d’ingresso dell’Istituto superiore di sanità).
Draghi già più di un anno fa parlò di “guerra” contro la pandemia, indicò la necessità per l’Europa e l’Italia di spingere a manetta il debito pubblico per affrontare l’emergenza della disoccupazione e della povertà. La Germania e i paesi rigoristi del nord Europa in un primo tempo non capirono e si opposero. Il presidente del Consiglio ha aumentato sussidi, cassa integrazione, bonus soprattutto per i lavoratori autonomi, i più colpiti dalla pandemia.
Ma la vera soluzione è la sconfitta della pandemia come premessa della ripresa economica. Egli stesso sa che «l’ottimismo» e «il nuovo gusto per il futuro» possono nascere solo in una situazione di sicurezza sanitaria. La sorte del presidente del Consiglio è appesa alla sconfitta del Covid. Draghi «fuoriclasse» lo sa bene. A chi lo ha definito un salvatore dell’Italia ha risposto: «Mi auguro che le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo di oggi».