Renzi, Bongiorno,
il “mestiere” della politica

In maniera spudorata Matteo Renzi torna ad elogiare il regime che “governa” l’Arabia Saudita. Indimenticabile quel “Rinascimento” di cui sarebbe protagonista e artefice il sanguinario Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd; ora l’entusiasmo è dirottato su Al Ula: città che secondo compiacenti e non disinteressate pubblicità ha l’ambizione di costituire una sorta di progetto pilota urbanistico “green” (ecologia e ambientalismo di questi tempi, sono molto “smart”). Sentenzia Renzi: «Avrà la possibilità di diventare una città ricca di speranza e anima».

Bongiorno, Matteo Renzi

Matteo Renzi

Renzi, tuttora senatore, tuttora leader di un gruppo che sostiene la maggioranza di Governo, tuttora (o forse fino a poco fa), componente della commissione Difesa del Senato, secondo quanto rivela il “Domani” fa anche parte della Royal Commission saudita: che si occupa appunto del progetto pilota di Al Ula. Un Renzi entusiasta e plaudente così si esprime: «La strategia della Commissione è trasformare una grande capitale del passato in un posto per il futuro sostenibile…può essere un grande patrimonio per la strategia green di tutta l’area…il Regno (Saudita, ndr) è pieno di giovani e ha una visione…Al Ula sarà un fantastico esempio di come cambierà la nostra mentalità, combinando sostenibilità ed economia…».

Libere opinioni, quelle del senatore di Scandicci; opinioni in libertà. Anche ben retribuite. Renzi con orgoglio esibito (e senza rendersi conto del ridicolo), sostiene di pagare, per quegli emolumenti, fior di tasse. Ci mancherebbe fosse il contrario.

Un “salto”, ora. Giulia Bongiorno è una signora del diritto; esercita la nobile arte dell’avvocatura con passione e competenza. Giustamente quella passione, quella competenza hanno dei costi: un lavoro che i clienti si assicurano in cambio di sostanziosi onorari. Tutto in regola, alla luce del sole; sicuramente anche Bongiorno, al pari di Renzi, paga fior di tasse e balzelli, per quegli onorari. La parlamentare Bongiorno, come documentano le cronache giornalistiche, è occupata in numerosi procedimenti penali, di rilievo e gravosi per l’impegno che richiedono: gli ultimi in ordine di tempo, la difesa del leader della Lega Matteo Salvini e della ragazza protagonista suo malgrado della vicenda che vede tra gli altri coinvolto il figlio di Beppe Grillo.

Si fa il caso di Bongiorno perché ne parlano le cronache recenti. Ma sono tanti i parlamentari che esercitano attivamente l’avvocatura, a volte per clienti grazie ai quali hanno ottenuto un seggio parlamentare. Eclatante caso quello di Silvio Berlusconi: Niccolò Ghedini e Piero Longo, e prima ancora Gaetano Pecorella, per fare i primi tre nomi che vengono in mente.

Bongiorno, Giulia Bongiorno parla al Senato

Giulia Bongiorno parla al Senato

Non c’è niente di illecito; nulla di illegale. Tutti hanno diritto a essere difesi, e un avvocato si sceglie i clienti e le cause che ritiene di assumere. Nessun giudizio e valutazione di carattere morale o etico, da questo punto di vista. Anche se si potrebbe eccepire: giustamente si propugna la separazione delle carriere, si vorrebbe evitare che un magistrato un giorno possa fare il pubblico ministero, e l’altro il giudice; a maggior ragione si dovrebbe evitare che un parlamentare il pomeriggio contribuisca a fare leggi che il mattino dopo può utilizzare come avvocato in un’aula di tribunale.

Al di là di questo aspetto c’è comunque un problema che va risolto in qualche modo, che non può e non deve essere lasciato in sospeso.

Avendone i requisiti, legittimamente, sia Renzi che Bongiorno che Ghedini che Longo e tanti altri prima di loro, si sono candidati per il Parlamento. Altrettanto legittimamente sono stati votati ed eletti chi deputato, chi senatore. Gli elettori hanno valutato che sono le persone adatte a rappresentarli: li hanno scelti per lavorare per loro nelle istituzioni. Per questo sono pagati (lautamente, pagati) con denaro pubblico che deriva dalle tasse che è tenuto a pagare ciascun cittadino. Sia pure in minima parte, chi scrive e chi legge questa nota, contribuisce allo stipendio (lauto stipendio) di Renzi, Bongiorno, e tutti gli altri.

Bongiorno, Niccolò Ghedini

Niccolò Ghedini

Accade che Renzi vada in giro per il mondo a fare conferenze e altro, ben pagato. Accade che Bongiorno difenda imputati, ben pagata; e accade che altri come Renzi e Bongiorno facciano, ben pagati, altro. Ma non è per questo “altro” che sono stati eletti, e che sono pagati. Non risulta che Renzi si sia presentato nel suo collegio annunciando: «Guardate che andrò in giro per il mondo a far conferenze». Non risulta che Bongiorno e altri abbiano detto ai loro elettori: «Guardate che continueremo a fare gli avvocati e difenderemo come abbiamo sempre fatto chiunque si vorrà avvalere della nostra scienza giuridica». Sono stati votati ed eletti, evidentemente, per trascorrere le loro giornate nelle aule di palazzo Madama e Montecitorio, per fare quella che usualmente si chiama “politica”.

La questione è opportunamente e lodevolmente sollevata da Piero Ignazi, in un editoriale pubblicato sul “Domani” del 23 aprile. Editoriale di cui si sottoscrive ogni parola e contenuto, il finale capoverso in particolare: «La politica va rivendicata come una nobile attività da svolgere, come dice la Costituzione, con disciplina e onore. Se ha perso tanto credito è proprio perché è stata inquinata dai tanti che l’hanno considerata come una sinecura o un trampolino per aumentare i propri guadagni, e non come un incarico da dedicare, in linea di principio almeno, al bene comune. Sarebbe ora che si intervenisse a restituire pienezza di dignità alla rappresentanza imponendo il divieto di ogni altra professione. Ne guadagnerebbe la credibilità delle istituzioni».

Ora si può ben immaginare un benevolo motteggiare: si è ingenui, si fa confusione: politica ed etica sono incompatibili. Obiezioni che in tranquilla coscienza si respingono al mittente. Questa “ingenuità”, questa “confusione”, questa “convivenza” di etica e politica, la si auspica e rivendica. Mai come di questi tempi è necessaria e salutare.