Salvini affetto dalla
sindrome del Papeete

Il segretario della Lega ha ripreso a fare il leader di lotta e di governo. Sta nella maggioranza che sostiene Draghi in Parlamento, ma non rinuncia a cavalcare la protesta di piazza sulla chiusura alle 22 di bar e ristoranti. Prima ha fatto fuoco e fiamme per prolungare l’orario alle 23 e adesso si è messo a raccogliere le firme per una petizione online contro la decisione del governo di cui fa parte.

Segretario della lega, Matteo Salvini nella spiaggia del Papeete

Matteo Salvini nella spiaggia del Papeete

È la sindrome del Papeete, la spiaggia dove ad agosto del 2019 dichiarò la fine del primo esecutivo guidato da Conte, il governo gialloverde di cui la Lega era azionista insieme a Cinquestelle. Fu un azzardo. E finì male: il M5S si alleò con il Pd, nacque il governo giallorosso e il “capitano” si ritrovò improvvisamente all’opposizione. Da quel momento i sondaggi cominciarono a segnalare un calo costante dei consensi. Dal 34 per cento delle Europee (record storico della Lega) al 22 per cento dei sondaggi elettorali di oggi.

Ma appena tornato al governo, con la maggioranza che sostiene Mario Draghi, Salvini è tornato a fare quello quel faceva all’epoca del Conte uno. Un piede nel governo e uno nell’opposizione.

Segretario della Lega, Il governo Draghi alla Camera

Il governo Draghi alla Camera

Sempre più preoccupato dalla crescita di Fratelli d’Italia, evidentemente non vuole lasciare a Giorgia Meloni il monopolio dell’opposizione e della destra. Soprattutto in vista delle prossime amministrative. Assistiamo così al paradosso di un leader che raccoglie firme contro il governo di cui fa parte. Per arrivare dove? Ad arginare l’avanzata di Fratelli d’Italia evitando un chiaro arretramento leghista alle amministrative. Ci riuscirà? E, soprattutto, riuscirà ad evitare che il Papeete due si riveli ancora più disastroso del primo? Difficile dirlo.

Molto dipenderà dai veri azionisti di riferimento della Lega, che fanno capo a Giorgetti. Sono gli imprenditori del Nord interessati ai fondi europei in arrivo con il Recovery Plan e gestiti da Palazzo Chigi. E moltissimo dipenderà, ovviamente, da Draghi che non nasconde il fastidio per la “guerriglia” aperta da Salvini.

Il presidente del Consiglio ha già detto di considerare “incomprensibile” l’astensione ordinata da Salvini ai ministri leghisti sull’orario di chiusura degli esercizi pubblici. Perché il limite delle 22 era stato “approvato all’unanimità” nella cabina di regia di Palazzo Chigi. E se SuperMario, a un certo punto, dicesse “Basta” e facesse a meno dei voti della Lega?