Non qui, e soprattutto non noi, siamo titolati a stabilire se il dottor Piercamillo Davigo ha violato qualche legge quando, da componente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha ricevuto dei verbali secretati, riferendone poi a colleghi il contenuto; verbali, com’è noto, con dichiarazioni dell’avvocato Amara relative a presunti maneggi di una fantomatica loggia Ungheria: cose tutte da verificare. Sono in corso delle inchieste, vedremo con quale esito.
Accade poi che il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni mafiosi, senatore Nicola Morra, spontaneamente, racconti di un incontro con il dottor Davigo. Non nell’ufficio dell’uno o dell’altro, ma lungo le scale del CSM (e vai a capire perché; o forse si capisce?); e oggetto di quel quasi clandestino rendez-vous i verbali in questione.
A questo punto però una domanda, anzi tre, sorgono spontanee. Prima, però, conviene vedere cosa sia la Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni mafiosi, quali i suoi compiti. È una commissione bicamerale, composta da 25 deputati e 25 senatori. Istituita per la prima volta con legge del 20 dicembre 1962, e da allora promossa con legge all’inizio di ogni legislatura. Svolge, in base all’articolo 1, comma 1, della legge istitutiva, i seguenti compiti:
a) Poteri di verifica di attuazione normativa (a proposito delle leggi relative al contrasto del fenomeno mafioso: «…È attribuito alla Commissione…il compito di accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri formulando le proposte di carattere normativo e amministrativo ritenute opportune per rendere più coordinata e incisiva l’iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali concernenti la prevenzione delle attività criminali…»).
b) Poteri di inchiesta sulle organizzazioni criminali nazionali e internazionali.
c) Poteri di inchiesta sui rapporti tra mafia e politica.
d) Poteri di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nel sistema economico.
e) Poteri di inchiesta sui patrimoni illeciti e sul riciclaggio.
f) Poteri di verifica dell’adeguatezza degli apparati di contrasto alle mafie.
g) Potere di riferire al Parlamento al termine dei suoi lavori, nonché ogni volta che lo ritenga opportuno e comunque annualmente.
Le domande: perché il dottor Davigo mostra e parla di questi verbali al presidente della Commissione antimafia Morra? In quei verbali c’è per caso qualcosa attinente alla mafia o organizzazioni delinquenziali simili? Così giusto per sapere. Non nei dettagli, figuriamoci… Però colpisce che il senatore Morra ne venga messo a conoscenza. L’incontro (sollecitato da chi?) è con il presidente della Commissione Morra, o “semplicemente” con il senatore Morra?
Infine: fossimo stati nei panni del senatore Morra avremmo chiesto al dottor Davigo: perché mi racconti queste cose, e perché nel sottoscala del CSM, e non nel tuo o nel mio ufficio? Magari il senatore Morra queste due domande le ha fatte. Che risposta ha avuto? E se non le ha fatte, perché no?
Curiosità di giornalisti ancora curiosi, niente più…