Sorpresa, niente “più uno”. Ancora riaperture graduali da Draghi, ma Salvini questa volta accoglie la decisione senza reclamare il “più uno”. E nemmeno suona squilli di tromba per vantare il successo della Lega. Il Consiglio dei ministri il 17 maggio ha varato il nuovo decreto legge riaperture all’unanimità, senza dissensi.
Basso profilo. Non era stato così il 21 aprile: allora il Carroccio, su pressione di Salvini, si astenne perché giudicò insufficiente il ventaglio di riaperture (in particolare contestò il coprifuoco non spostato dalle 22 alle 23). Draghi prese atto del dissenso ma ci restò molto male per la mancata lealtà.
Mentre Salvini reclamava di “riaprire tutto”, Draghi rispondeva: dipende “dai dati” sui numeri dei morti e dei contagiati da Covid-19. Adesso “i dati” danno un forte calo dei cedessi e degli infettati da Covid-19, così il presidente del Consiglio ha deciso di accelerare la velocità delle riaperture graduali: entro il primo luglio il coprifuoco sparirà, si potrà bene un caffè al bancone di un bar, si potrà mangiare anche all’interno dei ristoranti, riapriranno piscine al coperto e palestre.
Il cambio di passo è evidente: il Capitano il 21 aprile attaccò il governo Draghi e il 17 maggio ha tenuto il basso profilo. Con l’ultimo decreto riaperture ha accantonato la tattica del “partito di lotta e di governo”. Da quando a febbraio accettò di entrare nel governo di unità nazionale diretto dall’ex presidente della Bce non aveva mai smesso di tessere una “guerriglia” contro Draghi. Il segretario del Carroccio ha criticato l’esecutivo (mai direttamente Draghi) su quasi tutti i temi: le riaperture, i migranti, la Rai, la giustizia, il fisco, l’Unione europea. Concluse: con il Pd e il M5S non si possono fare le riforme.
Tuttavia la “guerriglia” non ha pagato. La Lega ha perso una valanga di consensi in due anni: secondo un sondaggio Swg per La7 sarebbe crollata al 21% dei voti dal 34% ottenuto nelle elezioni europee del 2019. Fratelli d’Italia, all’opposizione, sarebbe invece salita al 19,5% dei voti sorpassando anche il Pd come secondo partito italiano. Un enorme passo avanti dal 6% dei consensi avuto nel suffragio per l’Europarlamento.
Gli elettori premiano la destra di Giorgia Meloni che fa l’opposizione ma non la destra di Matteo Salvini che è con un piede dentro e uno fuori dall’esecutivo. A una forza di governo gli elettori chiedono risposte ai problemi e non continui dissensi e distinguo dal presidente del Consiglio.
Di qui la “frenata” di Salvini, anche perché ai democratici e ai cinquestelle farebbe piacere l’uscita della Lega dal governo. Non a caso Enrico Letta ha più volte indicato la porta: «Se Salvini dice che non si fanno le riforme, Salvini tragga le conseguenze ed esca da questo governo». Ma il Capitano ha capito l’antifona. Ha deciso di restare ben piantato nell’esecutivo. A Letta e a Grillo ha mandato un preciso messaggio: «Poveri illusi. Gli alleati più leali, di Mario Draghi e dell’Italia, siamo e saremo noi».