Lo scorso gennaio il sociologo Cristiano Codagnone, analizzando i dati delle vittime del Covid in Europa e nel mondo, si è domandato come mai letalità e mortalità fossero così alte nel nostro Paese precisando che l’elevata età media non spiega da sola il primato.
La conclusione a cui arriva Codagnone, non è sorprendente: fotografa una realtà conosciuta dagli economisti, ma poco percepita dall’opinione pubblica che si illude ancora di vivere in un Paese “ricco”. L’analisi dei numeri la potete leggere qui, ma in estrema sintesi Codagnone scrive che benché i dati Eurostat ci dicano che gli anziani italiani non siano in condizioni di salute peggiori degli altri paesi considerati, esiste tuttavia una «deprivazione morale e sociale» nettamente superiore rispetto per esempio a Francia, Germania, Spagna.
«In altre parole – scrive Codagnone – quasi un terzo dei nostri anziani vive in condizioni disagiate. L’ipotesi che la deprivazione materiale e sociale possa contribuire a spiegare l’alta mortalità in Italia meriterebbe di essere approfondita. Se confermata – conclude – potrebbe consigliare politiche di protezione e assistenza più mirate».
Questo il quadro “oggettivo” ipotizzato, ma è fuori dubbio che la pandemia ha fatto emergere una serie di situazioni – non ultimi gli episodi nelle RSA addirittura oggetto di indagini – nelle quali i diritti degli anziani sono stati violati.
Non è da ieri che si discute di diritti degli anziani, e non è solo un problema italiano, ma globale. Da oltre dieci anni si è costituito presso le Nazioni Unite un gruppo di lavoro (Open Ended Working Group on Ageing, OEWG) con l’obbiettivo di tutelare maggiormente i diritti degli anziani nella legislazione internazionale, e in questo ambito HelpAge, insieme ad altri, promuove l’adozione di una Convenzione Internazionale sui diritti delle persone anziane.
Perché è importante? Ce lo spiega Emilia Romano, direttore generale di HelpAge Italia Onlus, che ha preso parte all’ultima sessione di lavoro dell’OEWG lo scorso 30 marzo, tra le poche associazioni italiane a prendere parte al dibattito. Sottolinea: «La Convenzione che da anni HelpAge sta sostenendo, rappresenterebbe una guida indispensabile per lo sviluppo di politiche nazionali per la difesa del diritto alla vita, alla salute, all’autonomia, alla sicurezza e quindi alla difesa dagli abusi e dalla violenza. La Convenzione aiuterebbe a costruire una solida base da cui possano emergere politiche nazionali efficaci, modificando anche atteggiamenti e comportamenti verso gli anziani, così come accaduto ad esempio per bambini, donne e persone con disabilità in seguito all’approvazione di convenzioni internazionali specifiche sui loro diritti che sono figlie, ricordiamolo, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani».
È quindi anche una battaglia culturale che HelpAge sta portando avanti, raccogliendo firme sul proprio sito e sui social affinché il governo italiano passi «dalle parole ai fatti» sostenendo la Convenzione come primo passo di un cambiamento.
«Troppo a lungo la tutela dei diritti degli anziani è stata trascurata dalle politiche nazionali – dice Emilia Romano – In Italia è giunto il momento che si prenda consapevolezza di un tema che riguarda tutti; gli anziani vanno tutelati e valorizzati in tutte le fasi della loro vita, promuovendo anche lo scambio intergenerazionale». Una latitanza istituzionale che si è fatta sentire proprio durante la pandemia, con il ritardo in cui sono stati adottati quei protocolli di sicurezza che avrebbero potuto consentire le visite agli anziani letteralmente “rinchiusi” nelle RSA.
Certo la «deprivazione materiale e sociale» ipotizzata da Codagnone impone un intervento complesso e strutturato di sostegno e integrazione, un processo lungo ma necessario affinché gli anziani non siano un “problema”, ma una risorsa, invecchiando attivamente e continuando ad essere parte attiva della società. Esiste però già oggi la possibilità di agire sul campo con iniziative mirate ed efficaci. Per esempio HelpAge Italia sta portando avanti un importante progetto pilota, in partnership con la struttura pubblica Ser.S.a di Belluno, per garantire la tutela degli anziani da malpratiche, abusi e maltrattamenti all’interno delle RSA. Le segnalazioni in proposito purtroppo sono poco frequenti rispetto alla realtà del fenomeno, ma comunque diffuse su tutto il territorio nazionale. «Il progetto è ancora in corso – spiega Emilia Romano – e la nostra ambizione è che venga poi adottato come modello e buona prassi da estendere a tutto il territorio nazionale per ogni struttura di questo tipo».