A partire dal 17 giugno la CGIL torna in piazza con le associazioni e le realtà territoriali per richiedere al presidente della regione Lazio il mantenimento degli impegni per la riapertura di tutto il Forlanini, bene comune della città di Roma.
La CGIL ha invitato i cittadini romani a sostenere la manifestazione che si svolgerà di fronte alla sede della giunta regionale del Lazio.
La CGIL ha proposto di riutilizzare l’intero complesso per ridare alla città una grande struttura per la salute pubblica. È un obiettivo di rafforzamento della sanità pubblica e di grande rigenerazione urbana e sociale, fondamentale per l’oggi di Roma e per le nuove generazioni di cittadini.
La regione Lazio solo a parole afferma di condividere le proposte della CGIL e delle associazioni: Casa della salute, RSA Polo didattico per operatori della sanità territoriale, poliambulatori, una struttura sanitaria per i tanti colpiti dal Covid come centro di riabilitazione pneumologica, servizi sociali e culturali.
Una negoziazione si protrae da mesi. La trattativa è al palo in quanto la regione Lazio nel frattempo, pur avendo una trattativa aperta, con una sua Delibera n. 72 del febbraio 2021 ha preso l’iniziativa di avviare un piano di fattibilità per dare sede di rappresentanza ad una Agenzia europea di ricerca che vorrebbe le venisse assegnata e per la quale afferma di voler utilizzare la stragrande maggioranza degli immobili storici del complesso del Forlanini tranne un edificio, inidoneo, ove invece allocare soltanto una RSA ed una Casa della Salute in un’area periferica rispetto al corpo centrale del complesso.
La decisione va in direzione contraria alla disponibilità ed agli impegni, assunti dall’assessore al Patrimonio, di seguitare cioè a confrontarsi nel merito e nei tempi su come riaprire tutto il Forlanini per funzioni sociosanitarie, con la dichiarata considerazione che non si sarebbe considerato vincolo condizionante l’eventuale accoglimento europeo della richiesta della Regione di ospitare in Italia e a Roma la sede della citata Agenzia.
È apparsa evidente ai più come priva di motivazioni oggettive l’affermata residualità degli spazi per allocare i servizi sociosanitari a fronte della volontà di voler utilizzare tutta la parte monumentale del Forlanini per dare una sede all’Agenzia di rappresentanza per la quale, attesa la tipologia prevista dalla comunità europea, gli spazi da assegnare eventualmente sarebbero invece di ben altre ridotte dimensioni.
La regione Lazio nel frattempo mentre ha avviato questo suo riduttivo percorso, malgrado l’impegno preso, omette di dare le risposte ancora oggi attese dal sindacato e dalle associazioni del territorio e che riguardano: le risorse finanziarie, la qualificazione dei servizi sociosanitari che si devono allocare, i tempi di programmazione della pur graduale riapertura del complesso. Negli incontri sono state elusive e fra loro contraddittorie le informazioni date -in tempi diversi- da parte del capo e del vicecapo del gabinetto del presidente della giunta del Lazio che seguita ad essere assente negli incontri.
Con l’assunzione da parte della Regione della citata DGR si è in presenza di una decisione che forza la mano rispetto a un percorso di riqualificazione aperto e non fa fare passi in avanti rispetto a una scelta pubblica molto attesa ma che non arriva per una sottovalutazione del primario interesse dei cittadini alla restituzione alla città di un bene storico che (invertendo la tendenza) rafforzerebbe la tutela pubblica della salute dei romani.
La Regione si sta assumendo la responsabilità di bloccare un processo di rilancio della sanità pubblica promesso dal presidente Zingaretti ai cittadini sin dal 2016. Da quella data la Regione ha deliberato incongrui e fantasiosi progetti di riuso mai andati in porto seguitando a dichiarare di voler l’apertura del Forlanini che con i fatti viene ostacolata.
Quello che non si vuol capire è che il “Forlanini che riapre” prima ancora di una rivendicazione sindacale è una vera grande e mobilitante esigenza dei cittadini romani che la Regione, sbagliando, mostra di non voler ascoltare.