Occidente o Oriente? Conte moderato è per l’Occidente, Grillo populista è per l’Oriente. Mario Draghi, presente al vertice del G7, ancora una volta si è schierato con l’Occidente, con la Ue e gli Usa. Dopo un colloquio con Joe Biden ha commentato: «Sin dalla formazione del governo sono stato molto chiaro che i due pilastri della politica estera italiana sono l’europeismo e l’atlantismo».
Grillo cinese invece torna a schierare il M5S a Oriente, con Pechino, su posizioni anti Occidente. Proprio mentre si svolgeva il vertice del G7 in Cornovaglia con Biden, è tornato a bussare alla porta dell’ambasciata cinese a Roma come nel 2019. Il garante dei cinquestelle non ha detto una parola sul lungo colloquio con l’ambasciatore Li Junhua.
La sede diplomatica del Dragone, invece, ha dato un forte risalto politico al faccia a faccia tramite un tweet con pochi particolari: «Le parti hanno scambiato le reciproche vedute sull’andamento del contrasto al #Covid19 e la ripresa post-pandemia».
Nel governo Draghi e nei cinquestelle la frattura è forte. Grillo alla fine non ha taciuto. In un tweet ha alzato il tiro: le riunioni del G7 e della Nato «hanno colto l’occasione per sparare a palle incatenate contro il “nemico”». Il “nemico”, ovviamente è il Dragone rosso. Al comico genovese non sono piaciuti gli attacchi di Biden alla Cina e alla Russia. Giuseppe Conte non ha gradito. Smentendo le indiscrezioni, non ha accompagnato Grillo all’incontro con Li Junhua.
L’ex presidente del Consiglio suona una musica molto diversa. Ha vantato i risultati ottenuti dall’Unione europea con il suo governo. È andato a Napoli (accompagnato da Di Maio e da Fico) per appoggiare il candidato comune M5S-Pd a sindaco della città. Ha delineato a La7 l’identità del suo nuovo Movimento 5 stelle: «Non sarà un partito moderato, ma parleremo all’elettorato moderato». Qualche mese fa Luigi Di Maio è stato ancora più chiaro sulla metamorfosi grillina: il M5S è una forza «europeista, moderata, liberale». Fino a qualche anno fa il Movimento invece era una forza antagonista, anti sistema, nemica dell’establishment europeo ed italiano. In particolare aveva nel mirino tecnocrati come Draghi.
Conte moderato e Grillo cinese hanno due linee quasi opposte. Il capo politico in pectore dei cinquestelle vuole costruire una forza di governo che punti a raccogliere consensi anche al centro, dove stanno franando Forza Italia, Pd e Italia viva. Non a caso i grillini si spappolano dopo il sì al governo Draghi. C’è stata la rottura con Casaleggio e con tanti esponenti dell’ala dura antagonista e populista come Di Battista. Il fondatore del M5S invece conserva ancora forti tratti populisti, anti occidentali. Usa toni e comportamenti da partito di opposizione anche se sono finite in soffitta le antiche parole d’ordine anti occidentali.
L’addio alla Nato, alla Ue e all’euro fino a qualche anno fa erano le parole d’ordine di tutto il Movimento. La linea anti occidentale era così fortissima. Luigi Di Maio nel marzo del 2019 fece un impegnativo viaggio in Cina. L’allora capo politico pentastellato, vice presidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, ebbe cordiali colloqui con Xi Jinping. Il presidente della Repubblica popolare cinese venne in Italia. Il risultato fu una bomba: l’Italia fu l’unico grande paese occidentale ad aderire, tra mille polemiche, alla nuova Via della seta, la strategia di cooperazione economica di Pechino (soprattutto con le nazioni in via di sviluppo) che apre la porta all’egemonia cinese nel mondo.
Acqua passata. Adesso Conte moderato (con Di Maio) ha operato la conversione alla linea governista e pro Occidente. “L’avvocato del popolo” a fine giugno, dopo quattro mesi di grandi contrasti interni, dovrebbe essere eletto leader di un Movimento rifondato che ha smesso gli abiti anti sistema.