A meno di un anno dal completo restauro, arrivato dopo dieci anni di abbandono, i giardini di Piazza Vittorio (la più grande della capitale) presentano già evidenti segni di degrado. Foglie secche dovunque, una parte del verde con segni di sofferenza, la fontana monumentale sporca e senza acqua.
Suonano così beffarde le parole di Virginia Raggi all’atto della riapertura: «La rinnovata bellezza è solo il primo tassello… Non ci fermiamo e nei prossimi anni quest’area sarà curata e monitorata attentamente per evitare che torni nel degrado». Sono passati appena nove mesi e la promessa della sindaca è già stata smentita dai fatti. La carenza di manutenzione è evidente ovunque.
Eppure la rinascita dello splendido giardino, voluto dai piemontesi per celebrare Roma capitale dell’Italia finalmente unita, poteva rappresentare una svolta per il Campidoglio a guida Cinquestelle. Per un’amministrazione che, fino a quel momento non era stata in grado di realizzare un solo progetto di riqualificazione urbana, lasciando Roma in condizioni di crescente degrado.
Il recupero del grande spazio verde nel cuore di un rione problematico come l’Esquilino poteva assumere un valore simbolico, anche considerando il fatto che la Raggi aveva deciso (perfino contro una parte del M5S) di correre per il secondo mandato alla guida del Campidoglio. E dire che condizioni c’erano tutte. L’indubbia qualità della riqualificazione, fatta con la collaborazione del Fai, si prestava. Il progetto era frutto di un ottimo lavoro fatto da agronomi, architetti, ingegneri, restauratori della Sovrintendenza Capitolina e di una collaborazione con le associazioni di quartiere.
Grazie agli interventi realizzati, era stato così possibile preservare il carattere esotico dei giardini, con numerose
varietà arboree provenienti da tutto il mondo, con altri 42 alberi, 17 palme, 450 piante decorative, 250 nuovi arbusti da fiore. Era stato riqualificato e valorizzato il roseto presente all’interno dei giardini e rimesso in funzione l’impianto di irrigazione nei prati. E poi: il restauro della fontana monumentale realizzata ai primi del Novecento dallo scultore Mario Rutelli. Le aree dei giochi per i bambini, il recinto di legno per i cani, i tavolini di pietra per giocare a scacchi, i tavoli da ping pong e – pochi passi – la “casina” liberty perfettamente restaurata e adibita a bagno pubblico.
Ma adesso ecco di nuovo riapparire il fantasma del degrado, frutto di quella carenza di manutenzione e di cura che ha segnato tutta l’esperienza dei Cinquestelle alla guida della capitale. Con la sindaca che, in piena campagna elettorale per il secondo mandato e a due mesi dal voto, assicura di aver imparato «a guidare la Ferrari», che poi sarebbe la macchina capitolina. E con l’opposizione che non la inchioda a una “narrativa” più aderente alla realtà. Una triste realtà, perfettamente simboleggiata dal degrado verso cui stanno marciando i giardini di Piazza Vittorio appena restaurati.