Quanto è fallace la politica in Italia. Le teorie grilline sulla rinascita green del Paese in questi giorni sono finite nelle sabbie mobili di uno scienziato nel ruolo di ministro. Il responsabile di un dicastero fortemente voluto da Beppe Grillo.
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, da quando ha preso in mano le redini della più grande (auspicata) trasformazione economica del Paese le cose non le ha mai mandate a dire. Il suo curriculum – ricco di esperienze da far impallidire molti modesti rappresentanti Cinquestelle nel governo e in Parlamento – è stato sempre trasparente. Sui curricula di chi assume responsabilità istituzionali, peraltro, i grillini dovrebbero saperne qualcosa a causa di un “incidente” capitato al loro attuale leader.
Ad ogni modo, che Conte abbia chiesto un incontro a Cingolani per calmare i bollori interni sulle prospettive energetiche ed ambientali italiane è sintomatico di un clima politico confuso e contraddittorio, che trae in inganno milioni di italiani. Fallace, appunto.
I grillini in questi giorni hanno attaccato Cingolani per aver fatto riferimento ad ambientalisti radical chic e rilanciato il tema del nucleare come opzione energetica per il futuro. Chi si meraviglia e di cosa? Cingolani, proprio perché in un ruolo altamente strategico dopo i no a tutto degli ultimi due governi, non si è preclusa nessuna strada per rigenerare il Paese in chiave sostenibile, di tutela della salute e dell’ambiente.
Con Draghi e gli altri ministri ha scritto un piano di transizione ecologica che vale circa 70 miliardi di euro con i fondi europei. Dentro c’è di tutto, di più. E nessuno, al tempo – ancora di più oggi che sono arrivati primi soldi dall’Ue – ha avuto da ridire su nucleare, idrogeno, gas, combustibili fossili come fonti necessarie al “passaggio al futuro”. È un percorso lungo e complesso strutturato da un personaggio competente. Poi gli attacchi frontali.
L’Italia si gioca il futuro e se nel mondo le riconoscono una buona sintesi tra il dire e il fare qualche motivo ci sarà. Il Paese è nelle mani di persone affidabili. Solo i Cinquestelle non lo capiscono o soffrono di oscuri complessi di inferiorità? Sono più avvezzi a premier che si richiamano a generiche difese del popolo? Il tempo passa.
È evidente, allora, che gli attacchi al “loro” ministro sono artificiosi e che anche il faccia a faccia tra Conte e Cingolani del 14 settembre non cambierà di una virgola il piano di lavoro del governo. Per anni i Cinquestelle hanno propugnato svolte ambientali radicali per poi bloccare (da posizioni di potere) gasdotti, centrali, pale eoliche, inceneritori. La transizione green sta finalmente muovendo i primi timidi passi e tutto il Piano di ripresa e resilienza sopravviverà all’attuale governo. Davvero non sanno i grillini che ogni mossa dell’esecutivo ha il beneplacito di Draghi? Perché farlo credere? Draghi, abile e sobrio, spesso è costretto a riconoscere in pubblico il buon lavoro dei suoi ministri. Forse non di tutti, ma di Cingolani senz’altro.