Pil boom, torna
SuperMario

Su, sempre più su. Pil italiano boom nel 2021: più 4%, più 5%, più 6%. Forse addirittura più 7%. In due mesi la crescita del reddito nazionale ha assunto ritmi da miracolo economico dell’Italia del dopoguerra o una velocità da Cina della globalizzazione.

pil italiano boom, Mario Draghi

Mario Draghi

Mario Draghi accese le speranze a metà giugno: nel 2021 «la ripresa sarà probabilmente più sostenuta» del 4,2% stimato dalla commissione europea per l’Italia. Il presidente del Consiglio, parlando alla Camera, scaldò i cuori all’Italia traumatizzata dai morti del Covid e dalla conseguente crisi economica.

Adesso Daniele Franco ha dato qualche contenuto alla ripresa «più sostenuta» annunciata due mesi fa da Draghi. Il ministro dell’Economia, intervenendo al Forum di Cernobbio, ha delineato un Pil italiano boom: «Dopo il secondo trimestre il Pil acquisito è già del 4,7% e il terzo trimestre sta andando bene: l’ufficio pubblico del bilancio ha previsto una crescita del 5,8%». Franco ha fatto seguire una considerazione mozzafiato: «Non possiamo escludere che la crescita sia anche superiore». Traduzione: potrebbe arrivare addirittura un aumento del 7%. L’economia dell’Italia, dunque, non vive un semplice “rimbalzo” dopo il crollo del Pil di quasi il 9% subito nel 2020.

Pil italiano boom, Daniele Franco

Daniele Franco

Qualche segnale positivo c’è anche sul fronte del lavoro. A giugno l’occupazione è salita di 166.000 unità rispetto a maggio e da febbraio si sono contati 400.000 occupati in più. Certo l’Italia patisce ancora 470.000 occupati in meno rispetto al febbraio 2020, il mese precedente l’esplosione del Coronavirus, ma ci sono le premesse per un recupero anche nel devastato mondo del lavoro, soprattutto quello autonomo.

Draghi, sin da quando si è insediato a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio, ha indicato la sua priorità: la lotta al Covid con la vaccinazione di massa. La sicurezza sanitaria è la condizione per ridare “fiducia” e “ottimismo”, due elementi senza i quali non c’è alcuna ripresa economica.

Fondamentali sono le “riforme di struttura” indicate da Draghi nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza): conversione verde dell’economia, semplificazione della pubblica amministrazione, grandi investimenti nelle opere pubbliche e nelle tecnologie digitali, fondi per la scuola e la sanità. La commissione europea ha promosso il piano e l’Italia ha già incassato un anticipo dei 200 miliardi di euro stanziati da Bruxelles per la ricostruzione post pandemia della Penisola.

Matteo Salvini

Il governo di unità nazionale ogni tanto va in fibrillazione. È il caso, ad esempio, della riforma della giustizia (contestata dal M5S guidato da Conte) e della possibile obbligatorietà della vaccinazione e del Green pass ipotizzata dal presidente del Consiglio (criticata dalla Lega di Salvini). Finora Draghi l’ha spuntata: ha mediato quando era possibile, ha deciso quando non c’erano più margini di discussione. L’ex presidente della Bce ha imposto europeismo e atlantismo, ha azzerato quasi completamente il populismo e il sovranismo dei leghisti e dei cinquestelle.

Draghi può spendere la vittoria (almeno per ora) sul Coronavirus. La vaccinazione di massa ha permesso di ridurre i morti e i contagiati anche se la quarta ondata innescata dalla variante Delta del virus potrebbe riservare brutte sorprese (nel Regno Unito ci sono ben 40.000 nuovi “positivi” al giorno). Il presidente del Consiglio è un tecnico non eletto in Parlamento e non iscritto ad alcun partito ma gode della fiducia delle Camere (Lega e M5S compresi) e dell’opinione pubblica (come dimostrano i sondaggi e il flop delle manifestazioni anti Green pass).

Christine Lagarde e Mario Draghi

Se riuscirà a debellare la pandemia e ad ottenere il Pil italiano boom tornerà ad essere SuperMario, il presidente della Bce che riuscì a salvare l’euro (e le economie deboli come l’Italia) varando il “quantitative easing” anche contro il volere rigorista della potente Germania. E il suo comportamento ha fatto scuola. Christine Lagarde ha varato un maxi piano di acquisto titoli del debito pubblico (soprattutto dei paesi più deboli come l’Italia) sul modello di quello di Draghi. E lo ha fatto dietro suo consiglio, quando scoppiò la pandemia e lui non era più presidente della Bce.