Da Conte e Salvini
parole in libertà

La campagna elettorale per le comunali è stressante, stanca. Soprattutto in era Covid. Giuseppe Conte denuncia «un impegno stressantissimo» e «una faticaccia enorme». Annuncia: «Non credo che potrò reggere fisicamente a lungo».Campagna elettorale per le comunali, Corsivo

Conte difende i colori del M5S. Si è gettato anima e corpo nella campagna elettorale per le comunali del 3 e 4 ottobre. Lo stress è continuo. Beppe Grillo prima l’ha proposto come capo dei cinquestelle, poi l’ha attaccato come inadeguato, quindi l’ha rimesso in pista come l’uomo giusto per rifondare il Movimento in picchiata. Appena eletto presidente la votazione online di Conte è stata contestata. Adesso Conte gira come una trottola per tutta Italia: assemblee, comizi, interviste. L’ex presidente del Consiglio si è perfino esibito come calciatore e come tennista tra i suoi sostenitori a Napoli, una delle città chiave del Sud (un tempo serbatoio di voti grillini) nella quale va eletto il sindaco. Di qui la stanchezza: «Non  credo che potrò reggere fisicamente a lungo». Quasi un addio a poco più di un mese dalla sua incoronazione a presidente cinquestelle.

Matteo Salvini gira anche lui come una trottola. Teme di essere sorpassato a destra da Giorgia Meloni.  Ha occhi attenti soprattutto verso Roma e Torino, città amministrate da Virginia Raggi e Chiara Appendino, due sindache grilline dai bilanci non certo brillantissimi. Due metropoli “scalabili”. Il segretario della Lega picchia duro sui soliti tasti: no ai migranti, no al reddito di cittadinanza, difesa delle pensioni, attività economiche libere da ogni vincolo. Strizza l’occhio agli elettori no-vax e no-Green pass. Sbotta: «Proviamo a fare informazione corretta: le varianti nascono come reazione al vaccino».

Stupore. Forse ha tra le mani una scoperta scientifica sensazionale? No, tutti i virologi  lo contestano con toni più o meno garbati: le pericolose varianti Covid nascono quando il virus scorrazza indisturbato e non quando le persone sono vaccinate. Anche Zaia e mezza Lega prendono le distanze. Salvini tace, non ribatte. La sua leadership traballa.