Assalto alla Cgil,
pensiero bizzarro

Molti anni fa, la cosiddetta stagione del “piombo”, le Brigate Rosse e altre organizzazioni terroristiche sparano, uccidono, gambizzano, quando va bene.Assalto al pronto soccorso, Corsivo

Quando tocca a Carlo Casalegno, vice-direttore de “La Stampa”, Giampaolo Pansa va a Mirafiori, e raccoglie le voci e gli umori degli operai della FIAT. «Per me di Casalegno potrebbero ucciderne dieci», dice uno. «Quando muore qualcuno dei nostri nessuno di voi si scomoda», dice un altro. «E perché dovrei scioperare? Ha scioperato lui per me quando mi tagliavano il salario?», aggiunge un terzo. E via così.

La Torino operaia, insomma, in una sua non piccola parte non si interessa alle Brigate Rosse, ai terroristi, non mostra sdegno o dolore; e non solo a Torino: se non proprio il consenso, almeno l’apatia, l’indifferenza, sono diffusi più di quanto si creda. Ci vuole il delitto di Moro, per cambiare la situazione, il comune “sentire”.

Il pensiero bizzarro, forse perfino balordo è questo: l’assalto alla sede nazionale della CGIL va condannato con la massima determinazione, nessuna indulgenza; se possibile, ancora più l’assalto al pronto soccorso dell’Umberto I. Questo è fuori discussione. Ma siamo sicuri che non ci sia una quota non irrilevante di popolazione che ragiona oggi in modo simile a quegli operai di Mirafiori auscultati da Pansa? Che pensa e dice: «Per me di assalti ne possono fare dieci…».

Se questo pensiero bizzarro e forse perfino balordo è per un minimo fondato, allora qualche domanda, qualche riflessione, qualche spiegazione è doveroso porsela e cercarla. Giusta la condanna; bello cantare insieme «Bella ciao»; ma c’è molto altro da fare, e da subito. Vecchia talpa, al lavoro.