«Santità faccia finta di pregare». I giornalisti sono una miniera di notizie e di aneddoti. Se poi hanno alle spalle molti anni di mestiere possono raccontare “un mondo”. Giorgio Moscatelli, 75 anni, 40 anni di lavoro da telecineoperatore, ha “un mondo” di notizie e di aneddoti da raccontare. Lo ha fatto adesso mentre è direttore della rivista Arcipelago e da qualche anno ha lasciato la Rai.
Chiama entusiasta il vostro cronista: «Ho scritto Santità faccia finta di pregare. Mi scrivi un pezzo!?». È difficile frenare la sua passione: «Dimmi di che si tratta…». Giorgio Moscatelli in Santità faccia finta di pregare sciorina tanti racconti. Già il titolo del libro dice molto. Tra i colleghi a Saxa Rubra circolava una mitica storia: un operatore del telegiornale Rai con questa singolare esortazione, rispettosa ma sbrigativa, invitò Paolo VI a far «finta di pregare» per un miglior risultato delle riprese. Giorgio parla con un compresso ma sconfinato amore del suo volume pubblicato con il Gruppo Editoriale Bonanno: «C’è la mia vita! Tanto lavoro straordinario al Tg2 e al Tg3! Ho ricordi molto belli di tanti servizi fatti dappertutto, all’estero e in Italia».
Il vostro cronista ha conosciuto Giorgio Moscatelli nel 1992 al Tg2, successivamente abbiamo lavorato assieme a Televideo Rai. Io al Tg2 ero un redattore del servizio politico e lui un telecineoperatore bravissimo, pignolo, simpatico, incline alle batture frizzanti.
Era un inviato di guerra, aveva lavorato nei più diversi paesi del mondo anche in condizioni di notevole rischio fisico. Quando usciva con me per un servizio da effettuare per il Tg2, girava telecamera in spalla per filmare con grande attenzione. Il vostro cronista faceva di tutto: congressi di partito, scontri parlamentari, interviste a dirigenti politici, a ministri, ai presidenti della Camera e del Senato. Alle volte c’erano anche degli appostamenti tra Montecitorio, Palazzo Chigi e le sedi dei partiti per intercettare degli incontri riservati. Giorgio lavorava con piacere anche se pareva soffrire un po’.
Dentro di sé lo riteneva un lavoro minore rispetto ai tanti servizi svolti come inviato di guerra: le proteste di Solidarnosc nella Polonia comunista, la Prima guerra del Golfo, la fine della dittatura di Pinochet in Cile. Moscatelli ha seguito guerre e rivolte in buona parte del pianeta per il Tg2 e per il Tg3: Albania, Israele, Beirut, Sarajevo, Belgrado, Iran, Angola, Somalia, Cambogia.
Ma nel suo medagliere ci sono anche drammatici avvenimenti dell’Italia: la strage mafiosa di Capaci, lo scontro politico a Sigonella tra Bettino Craxi e Donald Reagan e lo scontro a fuoco sfiorato tra i carabinieri italiani e la Delta Force americana. Ha filmato importanti fatti di cronaca italiana: la tragedia del piccolo Alfredino a Vermicino, il terremoto dell’Irpinia, l’alluvione di Sarno, gli sbarchi degli immigrati in Sicilia.
Ha “raccontato per immagini” mille episodi diversi del mondo e dell’Italia. Ora ha voluto “raccontare con la penna” i suoi 40 anni di lavoro scrivendo Santità faccia finta di pregare. Ci sono altri aneddoti come quello su papa Paolo VI? La risposta è immediata: «Sì, ma non li rivelo altrimenti non vendo il libro!». Si lascia andare a una battuta: «Corri a comprare il libro altrimenti c’è il rischio di trovarlo esaurito!».
È stato facile o difficile scrivere il libro? Al telefono per un attimo sparisce la sua voce, poi dice: «Non è stato facile. Ho lavorato tre anni! Non ho mai tenuto un diario, ho dovuto ricapitolare tutto realizzando un grande lavoro di ricerca. Ma alla fine ce l’ho fatta, lo scritto il libro!».
Già, la scrittura. Per Giorgio il libro è stato un po’ una rivalsa. Quando usciva da Saxa Rubra per un servizio giornalistico era sempre insieme a un redattore: lui realizzava le immagini e il collega scriveva il pezzo per il telegiornale.
Andavamo sempre di corsa. Alle volte i tempi erano strettissimi. In qualche caso il servizio era filmato, scritto e montato in un’ora o anche meno. Poi c’era l’incognita degli ingorghi mefitici sulla via Flaminia per andare in auto dalla Camera (dove facevano base i giornalisti parlamentari) fino alla redazione del Tg2 a Saxa Rubra. In seguito aiutò molto la teletrasmissione dei filmati da Montecitorio alla redazione, ma si lavorava sempre con l’ansia sul filo dei secondi per non “bucare” soprattutto le due edizioni principali del Tg2 di allora: alle 13 e alle 19,45.
Tra telecineoperatori e redattori c’è sempre stato una sorta di antagonismo anche se poche volte dichiarato. Giorgio Moscatelli ricorda: «Quando un collega giornalista ha scritto un libro non ha mai parlato dei telecineoperatori che lavoravano con lui! Anche io ho fatto lo stesso!».