Come è noto, Trieste è una città di poco più di 204mila abitanti, con una lunga tradizione di città di confine, con riferimento non solo al confine politico, di Stato (storicamente, tra l’Italia e l’Austria-Ungaria; attualmente, tra l’Italia e la Slovenia), ma anche culturale (tra il mondo mediterraneo, l’Europa continentale, i Balcani e l’Europa Orientale).
È il maggior porto d’Italia, in collegamento con l’Egitto, il Vicino Oriente, l’Estremo Oriente (Cina in testa), e i grandi porti del Mare del Nord (Rotterdam, Anversa, Amburgo, ecc.). La Germania, l’Austria e l’Ungheria si servono del porto di Trieste per i loro traffici mercantili e marittimi. Trieste è la porta d’Europa per l’enorme produzione agricola della Valle del Nilo, e per la Turchia.
Nello scorso mese di ottobre, e in questi primi giorni di novembre, la città è stata animata da cortei di protesta di no-vax. Il fenomeno è nato da una protesta sindacale. I lavoratori del porto hanno protestato contro l’obbligo del Green Pass e tentato di bloccare le attività del grande impianto. Poi il fenomeno ha cambiato pelle, diventando una protesta generalizzata contro la vaccinazione anti-Covid-19 e le prescrizioni del governo dirette a contenere l’epidemia: il Green Pass, il distanziamento sociale, l’uso della mascherina.
Ieri (6 novembre 2021), a margine di un corteo autorizzato di 8-10mila no vax che aveva percorso la città senza incidenti, alcune centinaia di persone hanno dato vita in pieno centro a una manifestazione non autorizzata, e violenta, contenuta dalla Polizia di Stato.
Il problema è serio e in qualche modo sorprendente. La città non è abituata a manifestazioni di dissenso così radicali e aggressive. Trieste è una città civilissima, tranquilla e ordinata.
Osservando ciò che avviene, viene spontaneo supporre che l’abitudine ai social abbia fatto credere a una fetta di utenti di poter dire e fare di tutto senza assumersene la responsabilità e curarsi delle conseguenze, che ricadono sulla maggioranza della popolazione. Il fenomeno era già noto (vedi i commenti ai post di Facebook, quando volgari, insultanti, minacciosi). La novità consiste nel fatto che, da ultimo, le intemperanze si sono trasferite dal piano dialettico — quello dei social — alla piazza.
Quello che preoccupa di più non è tanto l’agitarsi contemporaneo di tante persone, per i danni a persone e cose che questo può causare quando si oltrepassa il confine della legalità; quanto soprattutto l’infiltrazione dei cortei di protesta autorizzati, ordinati e pacifici, da parte di facinorosi, spesso venuti da fuori città, appartenenti a tutte le regioni della galassia anti-sistema: anarchici, ambientalisti estremisti, rivoluzionari di destra o di sinistra, individui anti-tutto, ecc…
Inoltre, è evidente il tentativo dell’estrema destra, demagogica e populista, sovranista, di strumentalizzare la protesta ai propri fini di azione politica, seminando sfiducia nelle istituzioni politiche e nella scienza, talvolta anche violenza e caos. Come è noto, dire estrema destra in Europa, e particolarmente in Italia, significa dire fascismo e nazismo.
Il corteo di ieri è stato preceduto e condito nel suo svolgimento da dichiarazioni di disprezzo delle ordinanze del sindaco e della questura, e da comportamenti che le ignoravano. Ci riferiamo a normative cogenti che miravano a impedire che l’esercizio del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, di cui all’articolo 21 della Costituzione, da parte di una minoranza di cittadini, andasse a discapito dei diritti della maggioranza, a partire da quelli alla salute e al tranquillo e ordinato vivere civile.
Il danno alla salute pubblica, in questo caso, è dato dall’aumento esponenziale dei contagi, che si è verificato posteriormente alle manifestazioni e, a quanto pare, in diretta relazione con queste. La città ha subito anche un danno di immagine proprio quando ne aveva meno bisogno, considerato il recente “trend” di crescita e sviluppo nel campo dei trasporti e della logistica (porto), del marketing territoriale (capacità di attrazione di investimenti dall’interno e dall’estero), della comunicazione (centro congressi), e del turismo. Ha finito per apparire in Italia e all’estero — vedi il noto articolo sul New York Times — come il luogo dove ci si rifiuta di ascoltare la Scienza e si preferisce credere a ridicole teorie complottistiche e pseudo-scientifiche, se non stregonesche.
Come scrive Laura Tonero nell’articolo L’ordinanza del sindaco? Disobbedire è un dovere, pubblicato in Il Piccolo, quotidiano di Trieste, «tra gli 8mila scesi in piazza il 5 novembre 2021, vi sono anche cittadini che avanzano teorie a dir poco bizzarre: Il distanziamento sociale serve per il rintracciamento digitale dall’alto delle persone», afferma un disoccupato triestino, che si dichiara «fiero di esser un percettore del Reddito di cittadinanza». «Stanno mettendo in atto un programma di sterminio dell’80-90% della popolazione, — sostiene — per la costituzione di un nuovo ordine mondiale: con i vaccini inseriscono nelle persone il microchip, il primo passo per l’intelligenza artificiale, e poi attivano il tracciamento della popolazione, che riesce meglio se siamo distanti un metro l’uno dall’altro. In corteo, tutti appiccicati, fanno più difficoltà e rintracciare i vaccinati».
Si è davanti a un paradosso. Trieste è una città colta, con una vita culturale molto vivace, fiorente nei suoi teatri, cinema, sale da conferenze e librerie, con un numero di lettori di libri e giornali quotidiani nettamente superiore alla media delle città italiane. È una città sede di una celebre università degli studi, ed è ricca di istituzioni scientifiche di livello internazionale, riconosciute e apprezzate ovunque nel mondo, e frequentate ogni giorno da migliaia di studenti, insegnanti, studiosi e ricercatori, italiani e stranieri. È stata capitale europea della Scienza nel 2020 e ha ospitato l’Esof, la più importante occasione europea di dibattito tra scienza, ricerca, politica e società. Nei giorni scorsi, ha accolto Giorgio Parisi per il suo primo intervento pubblico da premio Nobel 2021 per la Fisica (l’evento è stato un modo di omaggiare Trieste città della scienza in un momento critico della sua storia).
Per fortuna, la parte più avveduta ed equilibrata della cittadinanza triestina ha reagito vigorosamente alla crociata anti-scientifica dei no vax, lanciando una petizione pubblica che ha superato le 60mila firme, tuttora aperta. «Trieste è una comunità di persone razionali, responsabili e consapevoli che possiamo uscire dalla tempesta soltanto tutti assieme. Ciascuno con un’assunzione di responsabilità verso gli altri — si legge nella petizione —. Il vaccino ci restituisce la libertà di essere curati, di lavorare e di fare impresa, di studiare in classe e nelle Università, di coltivare i propri interessi e di riprendere una vita sociale, di fare sport e di viaggiare. Chi combatte contro i vaccini e contro il green pass non deve mettere in pericolo queste libertà e la salute dei cittadini; non può danneggiare l’economia».